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Festa della S.ma Trinità

Carissimi fratelli e sorelle,
la domenica dopo la festa di Pentecoste, da molti secoli, noi, cristiani occidentali, riprendiamo la seconda parte del Tempo Ordinario celebrando una festa in onore di Dio, così come ce lo rivelano le Scritture bibliche, dove in realtà non compare mai il termine “Trinità”, ma troviamo precisi riferimenti al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.
Ogni persona che vuole vivere la propria vita nel segno della ricerca dell’ “oltre”, o in cerca di Dio, si pone l’obbiettivo di conoscere sempre più in profondità la realtà da cui si sente attratto, di stabilire un contatto, una relazione, di avere un punto di riferimento per le domande di senso, per i valori da tenere a cuore, per l’orientamento quotidiano e la destinazione ultima della vita, per trovare felicità e raggiungere il compimento di se stessi.
Qual è il punto di partenza per questo genere di percorso? In un’epoca pluralistica come la nostra non possiamo non riconoscere che ce ne siano tanti e diversi tra di loro, anche se magari convergenti su tanti aspetti… credo si possa affermare che tutti abbiano una loro validità, ma che per il contesto storico e culturale in cui sono stati elaborati non se ne debba fare un miscuglio, ma piuttosto valorizzarne le radici e gli orizzonti, e maturare una maggiore consapevolezza di quelle che sono le peculiarità di ciascuno. Noi cristiani, quindi, siamo decisamente chiamati a rimettere al centro, come punto di partenza, non il sentito dire, ma Gesù di Nazareth in persona, la sua predicazione e la sua vita, la sua attrazione su di noi, la nostra relazione con lui.
A tutti noi è stato raccontato, prima o poi, quanto asserito da S. Agostino sull’impossibilità per la mente umana di comprendere o contenere il mistero di Dio (ricordate il paragone del bambino che voleva mettere tutta l’acqua del mare in una buchetta nella sabbia?)… eppure, ancora oggi, cadiamo nella tentazione di parlare di Dio come se di Lui potessimo sapere esattamente tutto e più esattamente di tutti gli altri, come se un lavoro di indagine filosofica o teologica possa tradurre il mistero di Dio in concetti e in definizioni inconfutabili, come se qualcuno possa avere l’ “esclusiva” su di Lui… Io penso che soprattutto oggi la domanda da porsi sia quella di quali squarci ha aperto sul mistero di Dio la riflessione di tanti uomini e donne e, in particolare per noi, l’insegnamento di Gesù di Nazareth, riconosciuto dall’interlocutore del brano di Vangelo di oggi, il fariseo Nicodemo, come “maestro (dottore) venuto (mandato) da Dio” (Gv 3,2), e a cui Lui si rivela come “figlio dell’uomo (come nella visione di Daniele dotato da Dio di ogni potere) che viene dal cielo per testimoniare le cose di Dio”.
Insegnamento che ha ottimamente raccolto Paolo e che oggi ci viene offerto nella seconda lettura con il saluto che chiude la sua seconda lettera ai cristiani di Corinto: il Dio dell’amore e della pace sarà con voi, se vivrete nella gioia e nella ricerca della perfezione evangelica, nell’incoraggiamento reciproco e nella condivisione dei sentimenti. Siano con voi Dio, il Figlio e lo Spirito Santo… amore, grazia e comunione! Questo individuerei come il punto di partenza specificatamente cristiano, lo squarcio aperto verso Dio, il percorso appassionante di Lui verso di noi e di noi verso Lui e verso gli altri, fatto di amore, grazia/dono e comunione.
“Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito”. E’ vero che nelle Sacre Scritture a Dio venga attribuito un po’ di tutto e che quindi ci si possa fare di Lui anche l’immagine di un giudice severo e incorruttibile che ha tutti i buoni motivi per giudicare e condannare, ma è altrettanto significativo che a Nicodemo, a uno cioè appartenente a quel “mondo della notte”, a quei farisei tenebrosi che si sono rifiutati di accogliere Gesù come l’inviato di Dio, Egli non abbia detto “Dio ce l’ha con voi e non vede l’ora di condannarvi”, ma l’esatto contrario: Dio vi dona il suo Figlio perché amandolo (credendo) abbiate la vita eterna, cioè la migliore possibile, perché quella propria di Dio.
Ora è vero che una relazione può anche non sbocciare e che un dono possa essere rifiutato: chi non crede, chi non ama la persona del Figlio, si autoesclude da quella vita che viene da Dio e che Gesù dona in abbondanza, e si condanna a vivere una vita qualsiasi, priva dei grandi orizzonti che spalanca solo il suo amore rigenerante, ma è altrettanto vero che Dio, anche davanti alla durezza di mente dei suoi partners, rimane sempre Colui che è “misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e fedeltà” (Es 34,6), così come si è rivelato a Mosè passando davanti a lui nella nube sul Sinai.
E’ stupendo il racconto dell’incontro di Mosè con Dio, il linguaggio con cui si esprime la sua assoluta trascendenza “farò passare davanti a te il mio splendore…non potrai vedermi in faccia e restare in vita… potrai vedermi di spalle…” (Es 33,19; 20; 23). Mosè potrà sentire realizzato il suo desiderio di vedere Dio solo dopo che Lui è passato, lasciandosi alle spalle una scia di amore, misericordia e fedeltà e ciò sta a significare che Dio lo puoi davvero conoscere solo se stai alle sue spalle e cammini dietro a lui, nelle sue orme, anche tu con passi di amore e misericordia. Anche a Pietro, che si proponeva di ostacolare il suo cammino verso la croce, Gesù rivolse questo invito: rimettiti alle mie spalle e cammina dietro di me. La fede non è elaborare le migliori teorizzazioni possibili sulla sostenibilità dell’esistenza di Dio, ma cogliere nella propria esistenza le tracce del suo passaggio, i segni del suo amore misericordioso, che ci precede e quasi suggerisce l’itinerario nel cammino di ogni giorno, così come ci accompagna e sostiene nei momenti di difficoltà o nelle cadute.
Ancora a Nicodemo, nel prosieguo del dialogo, Gesù offrirà una possibilità concreta di vedere Dio, di riconoscere Colui che ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito, quando come il serpente nel deserto Lui sarà innalzato sulla croce, perché chiunque rivolge a Lui lo sguardo, crede in Lui, lo ama come non amerebbe nessun altro e nessuna cosa, abbia la vita eterna (Gv 3,14-15)… che non è semplicemente il prolungamento di quella biologica, che dura per forza quel tanto e non più, ma è un cambiamento sostanziale di qualità, è camminare dietro Colui che ci ha rivelato il sogno di Dio: generare persone per le quali non c’è amore più grande di quello di donare la vita per gli altri.
Carissimi fratelli e sorelle, forse anche noi nei giorni più bui di questa pandemia o in momenti difficili della nostra vita, ci siamo posti la questione se Dio esista davvero o se non ci abbia voltato le spalle… da un punto di visto logico non esisterà mai una risposta esaustiva e convincente in tutta evidenza…
Gesù apre questo squarcio: Dio è il Figlio donato, è il Figlio che si dona e muore per noi. Sta a ciascuno di noi oggi scorgerne le tracce negli eventi della vita e deciderci se tenere Dio fuori da essa, come un discorso antiquato e fuori tendenza, se fare le vittime lamentando di trovarlo sempre girato di spalle, o se dargli fiducia e incamminarci sulle sue orme, nella certezza che solo donandoci facciamo un pieno di vita e di gioia.
Buona festa della Trinità. Fra’ Mario.

 

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