panor ridotta
Quaresima 2017


 
Abbiamo iniziato col mercoledì delle ceneri il periodo più intenso del nostro anno liturgico: i 90 giorni della Quaresima e della Pasqua… un bel tratto di cammino di cui non dobbiamo smarrire il significato profondo: non affrontiamo i 40 giorni della quaresima semplicemente per purificarci dai peccati e prepararci alla festa di Pasqua ma per arrivare alla fine dei 50 giorni pasquali da persone che hanno dentro tutto un altro spirito e sono quindi capaci nella vita di tutto un altro passo.
La prima domenica di quaresima ci offre la pagina evangelica cosiddetta delle ‘tentazioni di Cristo’ nella versione dell’evangelista Matteo.
Questa pagina è arrivata a noi dopo secoli in cui ne ha prevalso nella nostra chiesa una lettura ascetico moralistica: il grande nemico di Dio, il diavolo, istiga gli uomini a fare il male… bisogna resistergli con tutte le forze e tutti gli sforzi, perché solo chi resiste, così come ha fatto Cristo, verrà premiato. Ma è davvero questo il senso di questa pagina?
Il Vangelo di Matteo, scritto per una comunità di giudeo cristiani, si serve dell’evocazione di eventi e profezie del passato per far comprendere in che modo la vicenda di Gesù possa essere considerata il compimento del cammino passato e l’apertura di nuovi orizzonti… le prove vissute dal popolo d’Israele nel deserto all’epoca dell’esodo, riconducibili alla grande tentazione dell’idolatria, intesa sia come infedeltà all’unico Dio e adorazione degli idoli, sia come adorazione di se e dei propri beni, sono superate definitivamente da Gesù, il “Figlio prediletto”, determinato a vivere nella piena fedeltà al Padre, guidato dalla sua parola accolta senza fraintendimenti e compromessi, libero da passioni inutili per dedicarsi completamente al bene degli altri.
L’attraversamento del deserto, inteso come prova, non sta allora a significare che questa vita è una “valle di… trappole”, ma che la possibilità di una vita libera dal male e orientata a obiettivi luminosi la si costruisce giorno per giorno nella fedeltà alla Parola di Dio e nella capacità di assumersi le proprie responsabilità quando c’è da scegliere tra cose di poco conto e cose che contano davvero.
Mi avvicina al senso di questa pagina anche la conoscenza degli Esseni, questi ‘monaci’ austeri con cui Giovanni il Battista e lo stesso Gesù furono in contatto nei periodi di permanenza nel deserto di Giuda. Si erano ritirati nel deserto per vivere solo della Parola di Dio, in uno stile di vita sobrio e privo di cose superflue, detestavano le grandi istituzioni religiose, esibizione di potere e di autocelebrazione, evitavano le ricchezze e condividevano il frutto del loro lavoro… Sappiamo poco di Gesù come ‘uomo del deserto’, d’altronde gli scritti su di lui si occupano più della sua attività di predicatore itinerante, ma indubbiamente anche qui per noi c’è qualcosa di importante da imparare… non si raggiunge una vera libertà e non si comincia a costruire la propria vita non sulle ‘passioncelle’ ma sui grandi desideri senza essere un po', soprattutto nella vita di oggi, “uomini di deserto”.
Il deserto, in ultimo, mi fa pensare anche alle grandi carovane… la lettura ascetico-moralistica finisce per forza di peccare anche di individualismo (io e la mia lotta contro le tentazioni)… ma il miglior modo di affrontare le prove del deserto è quello di viaggiare in carovana… il “cammino sinodale” è il miglior modo per evitare le tentazioni dell’autoreferenzialità e dell’autocelebrazione… il viaggiare da soli o in compagnia solo di quelli che ci stanno bene, con la presunzione di camminare meglio degli altri è preludio di forme di desertificazione quali lo svuotamento interiore, la perdita di motivazioni e di entusiasmo, l’incapacità di relazioni profonde con gli altri, il prolungamento ripetitivo e devitalizzato di modi di essere e di fare ormai al limite dello stantio. Quante resistenze e tentazioni impediscono alla nostra parrocchia di trasformarsi in una “carovana solidale”? (EG87).
Buona prima settimana di Quaresima. Mario.

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