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IV DOMENICA DI AVVENTO Anno B…
Carissimi fratelli e sorelle,
celebriamo la quarta domenica del tempo di Avvento, la domenica di Maria: su di Lei scende la forza di Dio (in ebraico Gavriel) per realizzare l’impossibile: concepirà un figlio, lo darà alla luce e lo chiamerà Gesù e tutti lo riconosceranno come il Figlio dell’Altissimo, il Figlio di Dio, e si porranno sotto la sua signoria che non avrà mai fine. La giovane ragazza galilea dapprima turbata di fronte alla straordinarietà dell’evento annunciato, manifesta poi l’atteggiamento di fede più alto che una persona umana possa esprimere: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”.
   L’evento dell’incarnazione del Figlio di Dio raccontato da Luca è una delle pagine più belle e più profonde del suo Vangelo, e per questo anche una delle più lette, unitamente alle Beatitudini di Matteo, nel corso dell’anno liturgico… eppure ogni volta è una lettura sconvolgente, di quelle che riempiono il cuore di gioia e di speranza, di quelle che ti fanno riprendere anche nei momenti più fallimentari della vita: nulla è impossibile a Dio quando una persona sa offrirgli un briciolo di fede e di disponibilità. Questo è un po’ il succo di tutta la Bibbia: un’intensa storia d’amore che vede come protagonisti Dio e l’umanità, l’onnipotenza e la fragilità, la sovrabbondanza di doni e l’accoglienza sempre un po’ scricchiolante, obiettivi da capogiro e percorsi per centrarli che a volte si fanno troppo contorti…
   Eppure, ecco la buona notizia del Vangelo, in Gesù il divino e l’umano si incontrano finalmente il pienezza, i progetti vengono svelati, le promesse si realizzano, la collaborazione si fa totale, l’amore ha definitivamente il sopravvento su ogni forma di male, la vita, quella vera, trionfa sulla morte. Questa è la proclamazione fondamentale (il kerigma) degli Apostoli, testimoni oculari dell’evento Gesù, della sua predicazione e della sua missione, della sua morte e della sua risurrezione, mediante la quale Dio lo ha costituito Salvatore, Colui che rende partecipi tutti gli uomini della vita che viene da Dio, Cristo, colui che realizza le promesse fatte ad Israele, e Signore, vitale punto di riferimento di tutti coloro che credono in Lui.
  A questa fede gli Apostoli sono arrivati sia ascoltando la predicazione di Gesù, i suoi discorsi e le sue parabole, sia assistendo al suo prendersi cura degli altri e ai suoi miracoli, sia ancora vedendolo morire sulla croce e sperimentandolo poi vivo in mezzo a loro, presenza che sono riusciti a decifrare comprendendo più profondamente le Scritture, sotto l’azione dello Spirito Santo. E’ grazie alle Scritture che potranno comprendere l’identità e la missione di Gesù, e grazie allo Spirito farla propria e continuarla in ogni tempo e in ogni luogo e verso ogni persona.  
   I “vangeli dell’infanzia”, che noi leggiamo superficialmente come la cronaca degli avvenimenti del concepimento, della nascita e dell’infanzia di Gesù, in realtà sono una riflessione teologica che espone l’ultimo stadio dell’approfondimento dell’identità di Gesù e della sua missione: il Crocifisso/risorto è Colui che ci salva perché è il Verbo di Dio incarnato, perché è stato mandato dal Padre per realizzare le promesse contenute nelle Scritture. E anche se la narrazione si snoda con riferimenti a situazioni storiche e immagini di grande poesia, tuttavia la trama del racconto è costituita da tutta una serie di citazioni bibliche che permettono di riconoscere in Gesù, già nei primi istanti della sua esistenza, il Messia atteso (Matteo) e il Salvatore di tutta l’umanità (Luca). Proprio a proposito del testo lucano l’esperto biblista cappuccino Ortensio Da Spinetoli osserva: L’autore appare come un profondo conoscitore della Bibbia e ha redatto un testo «meditato, studiato, misurato col preciso scopo di raggiungere la più elevata esaltazione del Messia e della Madre».
   Quindi, leggendo il brano di oggi, la nostra attenzione non deve concentrarsi sui moduli narrativi scelti, che ricalcano racconti di annunci di nascite straordinarie già presenti nell’Antico Testamento, ma sull’evento che essi rivelano: Dio si è fatto uomo (e le fattezze umane le ha prese proprio da Maria) ed è venuto ad abitare, cioè a vivere in mezzo a noi, con noi e per noi, non in una casa come avrebbe voluto il Re Davide (vedi prima lettura), ma in un mondo nuovo che ha inizio con l’Incarnazione e crescerà di secolo in secolo, per sempre. Ora se i titoli già citati, Figlio dell’Altissimo e Figlio di Dio, esaltano la figura del nascituro e ce lo presentano mediante il nome Gesù come il Salvatore dell’umanità, la figura di Maria viene esaltata  mettendo in risalto ciò che Dio fa in Lei: la colma della sua grazia e la consacra, fa scendere su di lei il suo Spirito, come anche dalla profondità della sua risposta: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga per me secondo la tua parola”.
   Qualche giorno dopo, nel seguito della narrazione, sarà la sua parente Elisabetta, sotto l’azione dello Spirito Santo, a proclamare per prima questa grandezza, riconoscendo in Maria la “Madre del Signore” e riservando a Lei la più alta beatitudine biblica: “Beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore”.  Così Luca, come in tante altre occasioni, rimette al centro il vero protagonista di ogni autentica esperienze di fede e della missione della Chiesa: la Parola di Dio, da accogliere con totale disponibilità  e da “incarnare” con una vita che si fa dono, in un umile e intenso servizio quotidiano alla crescita della fraternità e della gioia.
   Gli ultimi passi verso il Natale, compiuti nella luce di Maria, possano portarci a vivere con più intensità il nostro essere persone gioiose in cui la Parola di Dio dimora abbondantemente.
   Buona settimana, fra’ Mario. 
   

 

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