Anno C
LETTURE: Mic 5,1-4a; Sal 79; Eb 10,5-10; Lc 1,39-45
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura Mic 5,1-4a
Da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele
Dal libro del profeta Michea
Così dice il Signore:
«E tu, Betlemme di Èfrata,
così piccola per essere fra i villaggi di Giuda,
da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele;
le sue origini sono dall'antichità, dai giorni più remoti.
Perciò Dio li metterà in potere altrui,
fino a quando partorirà colei che deve partorire;
e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli d'Israele.
Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore,
con la maestà del nome del Signore, suo Dio.
Abiteranno sicuri, perché egli allora sarà grande
fino agli estremi confini della terra.
Egli stesso sarà la pace!».
Salmo Responsoriale Dal Salmo 79
Signore, fa' splendere il tuo volto
e noi saremo salvi.
Tu, pastore d'Israele, ascolta,
seduto sui cherubini, risplendi.
Risveglia la tua potenza
e vieni a salvarci.
Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell'uomo che per te hai reso forte.
Sia la tua mano sull'uomo della tua destra,
sul figlio dell'uomo che per te hai reso forte.
Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.
Seconda Lettura Eb 10,5-10
Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà.
Dalla lettera agli Ebrei
Fratelli, entrando nel mondo, Cristo dice: «Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: "Ecco, io vengo - poiché di me sta scritto nel rotolo del libro - per fare, o Dio, la tua volontà"».
Dopo aver detto: «Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato», cose che vengono offerte secondo la Legge, soggiunge: «Ecco, io vengo per fare la tua volontà». Così egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo. Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell'offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre.
Canto al Vangelo Lc 1,38
Alleluia, alleluia.
Ecco la serva del Signore:
avvenga per me secondo la tua parola.
Alleluia.
Vangelo Lc 1,39-45
A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?
Dal vangelo secondo Luca
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo.
E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà.
I segreti dei suoi progetti inauditi
ci sono stati rivelati dallo Spirito
che scruta anche le profondità di Dio.
Dalle profondità dell’eterno sgorgano
le parole che redimono il tempo.
La quarta domenica d’Avvento vede tendenzialmente una centralità di Maria nel compimento della redenzione. In realtà, se andiamo ad analizzare con più attenzione i testi, scopriamo che il vero protagonista rimane sempre il Signore Gesù.
I testi della Messa sono una meditazione allargata a vari temi presenti nelle profezie e nel Nuovo Testamento.
Uno dei temi dominanti è quello della straordinarietà dell’ordinario. Dio non ha bisogno di apparati spettacolari, di interventi clamorosi, di pubblicità superficiale per compiere la sua opera. Anzi, preferisce la normalità, il dispiegarsi regolare degli eventi, perché non è il sensazionale che cambia le cose dall’interno, che conferisce ricchezza a ciò che sembra povero.
Questa posizione viene subito messa in risalto dalla prima Lettura. Dove è andato a nascere il Figlio di Dio? In una regia? In un castello? In un ambiente che attira l’attenzione e permette una propaganda, una diffusione della notizia ai quattro angoli della terra? No! E’ nato a Betlemme, la più piccola delle città di Giuda, che Matteo, proprio a causa della nascita del Messia, dichiarerà non essere la più piccola.
Gesù, come Maria e Giuseppe, hanno scelto di inserirsi in quel filone di spiritualità già presente nel primo Testamento, che predilige la piccolezza, l’umiltà, il nascondimento, ma che contiene un abbandono totale a Dio, mettendo in risalto che è solo lui che opera meraviglie, è la sua grazia, la sua misericordia e non gli interventi forti e stupefacenti dettati da poteri umani in fin dei conti effimeri.
L’incarnazione di questo tipo di spiritualità, scelta dal Signore per entrare nel mondo, lo troviamo in Maria.
Elisabetta, moglie di un sacerdote, quindi in una posizione altolocata, e nonostante questo destinata alla vergogna a causa della sua sterilità, che sperimenta in se stessa l’intervento di Dio, al saluto di Maria fa una dichiarazione esorbitante: A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? E’ il riconoscimento di una dignità e di una grandezza senza limiti.
La presenza di Maria ha scatenato un vero e proprio terremoto: lo Spirito Santo ha investito Elisabetta; il bambino che porta in grembo avverte la sua presenza.
Ma noi sappiamo che non è lei la promotrice di questi eventi, ma Colui che porta in grembo. Tanto che nel suo cantico dichiarerà: il Signore ha fatto in me grandi cose, ha guardato l’umiltà della sua serva.
L’altro testo, che ci fa entrare nel mistero del Natale in modo più vero e profondo che non tutti i contorni, recepiti spesso in modo più o meno folcloristico, è quello contenuto nella Lettera agli Ebrei.
Che cosa può togliere il peccato dal mondo? Offerte e sacrifici, provenienti dal mondo, dalla nostra buona volontà? Già nell’Antico testamento si dichiarava che Dio non gradisce offerte e sacrifici per il peccato. C’è, invece, chi può farlo. Gesù, venendo non mondo, dice: : "Ecco, io vengo - poiché di me sta scritto nel rotolo del libro - per fare, o Dio, la tua volontà"».
E’ in questa volontà che noi siamo stati salvati. E’ l’offerta di se stesso da parte di Gesù. E il testo precisa: mi hai preparato un corpo. E’ questo corpo sacrificato, immolato, nato da Maria, il vero sacrificio che ci santifica. E’ lo stesso corpo che ogni volta viene immolato nell’Eucaristia.
E’ una sintesi straordinaria di tutto ciò che ci viene proposto dai vangeli sulla nascita di Gesù.
L’invocazione con cui si apre la Messa, così tante volte ripetuta nei canti e nelle antifone, Stillate dall'alto, o cieli, la vostra rugiada
e dalle nubi scenda a noi il Giusto;
si apra la terra e germogli il Salvatore,
trova la sua risposta indiscussa in questo testo.