ministeri
Dal latino ministerium: "servizio". Seguendo Cristo, ?venuto non per essere servito, ma per servire(Mt 20,289), la Chiesa, nella celebrazione della liturgia, utilizza una serie di ministeri, o servizi, per il bene di tutto il popolo di Dio riunito. Non tutti hanno la stessa importanza, ma ciascuno contribuisce all'integralità del servizio divino.
I Ministeri Ordinati
Il ministero ordinato dei Vescovi, dei sacerdoti, dei Diaconi , rappresentanti di Cristo, ordinariamente necessario alla celebrazione della liturgia. Il ministero istituito degli accoliti e dei lettori legato al servizio dell?altare e della parola, sotto la responsabilitdei ministri ordinati.
Nella Chiesa incontriamo anzitutto i ministeri ordinati, ossia i ministeri che derivano dal sacramento dell'ordine. Sono stati tramandati dagli Apostoli e dai loro successori, e costituiscono la gerarchia ecclesiastica. Per questo vengono detti anche ministeri gerarchici. Essi, prima ancora che per coloro che li ricevono, sono, come sacramenti voluti da Dio , una grazia immensa per la vita e la missione di tutta la Chiesa.
I Ministeri Istituiti
Attorno ai ministeri ordinati, la vita e l'insegnamento della Chiesa hanno sempre visto e ammesso l'esistenza di altri ministeri, appunto i ministeri non ordinati, che, varianti secondo le epoche e le necessità, abbracciano quelli istituiti e quelli di fatto. Pertanto bisognertenere presenti, con maggiore propriete attenzione, questi diversi riferimenti e significati del medesimo termin edi minister .
Soffermandoci ora sui ministeri ?istituiti?, si deve anzitutto dire che essi non nascono dal sacramento dell?ordine, ma sono appunto istituiti dalla Chiesa sulla base dell'attitudine che i fedeli hanno, in forza del battesimo, a farsi carico di speciali compiti e mansioni nella comunità.
Costituiscono anch'essi una grazia, ossia un dono che lo Spirito Santo concede per il bene della Chiesa; e comportano pure, per quanti li assumono, una grazia, non sacramentale, ma invocata e meritata dalla intercessione e dalla benedizione della Chiesa.
I ministeri attualmente istituiti dopo il concilio, sono finora due: il Lettorato e l'Accolitato . Hanno riferimento al libro e all'altare, ossia all'amministrazione della Parola di Dio e del Sacramento del Corpo e del Sangue di Cristo e di conseguenza della carità: i divini tesori custoditi dalla Chiesa ne di cui la Chiesa debitrice all'umanità.
Questi ministeri istituiti esistevano prima come tappe spirituali l'itinerario verso i ministeri ordinati; ora godono di una loro autonomia e stabilità, anche se riceverli ed esercitarli obbligatorio per i candidati ai ministeri dell?ordine sacro.
I Ministeri di fatto
I ministeri istituiti, quelli giistituiti dalla S. Sede e quelli che in seguito saranno dalla stessa istituiti su proposta delle Conferenze Episcopali per le esigenze delle Comunitecclesiali, non esauriscono la ricchezza ministeriale che pufiorire attorno ai ministeri ordinati a sostegno e sviluppo della ministerialitdella Chiesa.
I ministeri istituiti di cui parliamo si caratterizzano per il rito liturgico del loro conferimento, che tuttavia non le limita l'esercizio alla sfera strettamente liturgica.
Il rito liturgico, d'altra parte, non l'unico modo di approvazione e di investitura dei ministeri. Accanto al rito, ed equivalente nella sostanza, puesservi il riconoscimento canonico, oppure il tacito ed effettivo consenso dell'autoritecclesiastica. In quest'ultimo caso si hanno i cosiddetti ministeri di fatto, quei ministeri cioche senza titoli ufficiali compiono, nella prassi pastorale, consistenti e costanti servizi pubblici alla Chiesa.
Il pensiero corre spontaneamente ad alcune categorie di fedeli, che si trovano nelle condizioni indicate per l'esplicazione di ministeri di fatto. Uno degli esempi pievidenti quelli dei catechisti, che tra i pifiorenti in non poche chiese locali.
Presbitero
Il presbitero
Il presbitero (dal greco πρεσβυτερος, presbyteros; e dal latino presbyter, da cui deriva il più comune termine prete), letteralmente "anziano", è nella chiesa cattolica e in altre chiese cristiane un ministro religioso che presiede il culto, guida la comunità cristiana, e annuncia la parola di Dio.
Nella chiesa antica
Si comincia ad usare la parola "presbitero" per riferirsi alle guide della chiesa già nel tempo del Nuovo Testamento. San Pietro, nella sua prima lettera afferma:
Collabora a Wikiquote «Esorto gli anziani che sono tra voi, quale anziano come loro, testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi: pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non per forza ma volentieri secondo Dio; non per vile interesse, ma di buon animo; non spadroneggiando sulle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge. E quando apparirà il pastore supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce.» (1Pietro 5,1-4)
Il testo esprime la coscienza che il servizio del presbitero è una funzione del tipo del pastore, cioè della guida del popolo di Dio.
Al tempo stesso il testo ci fa intuire che nel II secolo il termine non aveva il significato tecnico che ha oggi che indica il secondo grado del sacramento dell'ordine, ma si riferiva in forma più ampia al ministero di guida della chiesa: di fatto Pietro, che nella visione odierna chiameremmo vescovo e papa, si riferisce a sé come "presbitero come gli altri presbiteri".
Nelle lettere di Sant'Ignazio di Antiochia († 107) troviamo per la prima volta la tripartizione vescovo, presbiteri, diaconi, nella forma in cui ancora oggi è praticata nella chiesa cattolica. In essa l'episcopato ha forma "monarchica", cioè il vescovo è la guida assoluta della comunità a lui affidata, e i presbiteri sono suoi fedeli collaboratori, attaccati a lui "come le corde alla cetra" (lettera agli efesini 4,1).
Nel Nuovo Testamento Paolo, quando scrive a Tito (1,5-9) parla dell'organizzazione della Chiesa citando anziani, vescovi e diaconi, nel definire le qualità richieste a questi responsabili ne esalta le caratteristiche di buon marito e padre di famiglia; non fa riferimento al celibato, che fu introdotto per i vescovi, e nella chiesa d'occidente anche per i presbiteri, dopo alcuni secoli.
Nella prima lettera a Timoteo (3:1-12) oltre a vescovi, presbiteri ed in parallelo con i diaconi Paolo cita le donne, richiedendo che Allo stesso modo le donne siano dignitose, non pettegole, sobrie, fedeli in tutto; queste donne avevano probabilmente il ruolo di diaconesse ma è dubbio se il loro servizio fosse ministeriale o ordinato (l'ufficio delle diaconesse fu certamente dichiarato non ordinato nel primo concilio di Nicea, vedi la voce diaconessa).
Dal IV secolo
Terminata l'epoca della persecuzione dei cristiani nell'impero romano, quando non c'era più scontro né con il mondo pagano romano né con l'ebraismo, si cominciò a usare anche la parola "sacerdote" per indicare i presbiteri. Ciò corrispose a un processo che fu generale nella chiesa, e che consistette nel riscoprire tipi e figure dell'Antico Testamento. Fu solo in quest'epoca che si vide nei sacerdoti dell'Antico Testamento la prefigurazione di quelli del Nuovo. Fino a quell'epoca la parola "sacerdote" era usata nel senso dell'odierno "sacerdozio comune" dei fedeli (sacerdozio battesimale). Corrispondentemente, si cominciò a usare l'espressione sommo sacerdote per riferirsi al vescovo.
Nella chiesa moderna
Nella chiesa cattolica ogni presbitero è incardinato in una diocesi o in un istituto di vita consacrata, sotto l'autorità di un vescovo diocesano o di un superiore religioso.
Il presbitero che è incardinato in una diocesi prende il nome di "presbitero diocesano" (anticamente "clero secolare", per la vita immersa nel "secolo", cioè nelle occupazioni quotidiane della gente). Invece quello che appartiene a un ordine religioso viene detto "presbitero religioso" (anticamente "clero regolare", per la vita disciplinata dalla "regola" dell'istituto di appartenenza).
Lo statuto teologico del presbitero è quello della partecipazione al ministero del vescovo, come collaborazione al servizio del Vangelo. Il presbiterato è il secondo grado del sacramento dell'Ordine sacro, che secondo la dottrina della Chiesa cattolica fu istituito dallo stesso Gesù Cristo. Il presbitero diocesano, con l'ordinazione, fà "promessa di celibato" mentre il presbitero religioso emette "voto di castità".
Con il Concilio Vaticano II (cfr. il decreto Presbyterorum Ordinis) si è riscoperto l'uso antico della parola "presbitero", e i documenti dello stesso Concilio preferiscono abitualmente questa parola alla più comune "sacerdote".
Distintivi propri
Nella chiesa latina, i paramenti liturgici propri sono la stola sacerdotale, la casula (indossata sopra la stola obbligatoriamente se presidente nelle celebrazioni eucaristiche) o la pianeta. Invece, il piviale è l'abito utilizzato nelle solennità in riti liturgici fuori della Messa.
Lettore
II ministero liturgico del lettore
1. L'ambone, mensa della parola
Secondo il desiderio del concilio Vaticano II (SC 51), nelle celebrazioni liturgiche bisogna preparare ? la mensa della parola di Dio ? con maggiore abbondanza e di?schiudere cos? pi? profondamente la ricchezza della Scrittura (introd. al Messale, n. 34); ? infatti nelle letture... Dio parla al suo popolo... e offre un nutrimento spirituale? (ivi, n. 33). I cristiani debbono lasciarsi formare ? dalla parola di Dio ?, cos? come ? si nutrono alla mensa del corpo del Signore ? (SC 48).
L'architettura della chiesa deve perci? riservare il giusto spazio e la giusta collocazione alla sede del sacerdote, all'altare e all'ambone. Questo, quale luogo della proclamazione della parola di Dio, esige ? nella chiesa un luogo adatto..., verso il quale, durante la liturgia della parola, spontaneamente si rivolga l'attenzione dei fedeli ?. Tenuta presente la struttura di ogni chiesa, esso ? deve essere disposto in modo tale che i ministri possano essere comodamente visti e uditi dai fedeli ? (introd. al Messale, n. 272).
L'ambone serve esclusivamente alla predicazione e al?la proclamazione: al lettore per le letture, al diacono e al sacerdote per il vangelo e l'omelia.?
2. Un ministero liturgico
II lettore, uomo o donna, fa parte nell'assemblea liturgica degli ? uffici particolari ? (introd. al Messale, n. 65ss), che sono ? un vero ministero liturgico ? (SC 29). Egli ? ? istituito per proclamare le letture della sacra Scrittura, eccetto il vangelo; pu? anche proporre le intenzioni della preghiera universale e, in mancanza del salmista, recitare il salmo interlezionale? (introd. al Messale, n. 66).
Che il lettore non agisca su delega, ma in qualit? di ? laico ? eserciti un ? proprio compito ?, ? confermato dall'esplicito rilievo ch'egli deve svolgerlo anche se so?no presenti un sacerdote e un diacono (ivi, n. 66, cfr. anche n. 34). Ci? vale, per esempio, anche quando l'eucaristia viene concelebrata da pi? sacerdoti.
L'abilitazione a svolgere il proprio compito egli la riceve fondamentalmente dai sacramenti dell'iniziazione cristiana e dell'incorporazione nella Chiesa. Ogni cri?stiano battezzato e confermato contribuisce a ogni celebrazione liturgica, perch? partecipa al sacerdozio uni?versale di tutti i fedeli. L'? ufficio particolare ? allude alla partecipazione piena, cosciente e attiva di tutta l'assemblea cultuale e la promuove. L'ufficio del lettore mette anche in luce il dovere di tutti i m?mbri del popolo di Dio di dedicarsi alla evangelizzazione, alla predicazione e alla testimonianza del messaggio della salvezza.?
3. Il servizio della parola, servizio per la fede del popolo di Dio
L'ufficio del lettore non consiste solo nel leggere ad alta voce, ma significa e richiede: che uno si impegni con tutte le forze a capire un testo; metta a disposizione la propria voce come uno strumento; si metta al servizio della parola di Dio.
Esso è un servizio particolare reso alla fede del popolo di Dio, dal momento che questa ? radicata nella parola di Dio.
Perchè i lettori di una parrocchia dovrebbero costituire un gruppo, che si raduna regolarmente. Tali riunioni non servono solo a stabilire i turni, ma soprattutto ad approfondire la formazione liturgica, al fine di contribuire responsabilmente e comunitariamente con gli altri ministranti alla buona riuscita delle celebrazioni liturgiche parrocchiali. Importante ? lo studio e la discussione di questioni fondamentali della scienza biblica, e della fede, nonchè lo studio delle letture scritturistiche da proclamare. Oltre a continuare lo studio della liturgia e della Bibbia e ad approfondire la formazione spirituale, bisogna prestar continuamente attenzione anche all'educazione della voce. Alcune parti della formazione dei lettori possono essere pi? facilmente svolte di tempo in tempo a livello di forania o di diocesi.
L'ufficio del lettore è di norma un ufficio che sta in rapporto alla comunit?. I responsabili della parrocchia eventualmente d'accordo o su sollecitazione del gruppo dei lettori - invitano altri cristiani, che partecipa?no alla vita parrocchiale, ad assumersi questo servizio. I nuovi lettori vengono debitamente presentati la prima volta all'assemblea. In tali occasioni ? opportuno spiegare il significato e il senso dei diversi ministeri liturgici.
Noi pensiamo qui ai lettori che lavorano abitualmente in questo modo nelle nostre parrocchie, non a quelli che vengono istituiti in qualit? di candidati all'ordinazione sacerdotale. Per tutti vale comunque la direttiva dell'istituzione: ? Mentre annunziate agli altri la parola di Dio, sappiate accoglierla in voi stessi con piena docilit? allo Spirito Santo; meditatela ogni giorno per acquistarne una conoscenza sempre pi? viva e penetrante, ma soprattutto rendete testimonianza con la vostra vita al nostro salvatore Ges? Cristo ?. E nella preghiera di benedizione leggiamo: ? Fa' che nella meditazione assidua della tua parola ne siano intimamente illuminati per diventarne fedeli annunziatori ai loro fratelli ?.?
4. Le funzioni particolari del lettore
Affinch? ? la stessa disposizione della celebrazione manifesti la Chiesa costituita nei suoi diversi ordini e ministeri ? (introd. al Messale, n. 58), il lettore dovrebbe svolgere nel corso di una medesima celebrazione liturgica solo questa funzione (e non operare contemporaneamente, per esempio, da ministro straordinario della comunione).
Durante la processione d'ingresso pu? portare l'evangeliario, precedendo direttamente il sacerdote. Dopo la venerazione dell'altare (di solito con un inchino) ve lo depone sopra e prende posto nel presbiterio con gli altri ministri (cfr. introd. al Messale, n. 148s).
In certi luoghi egli rimane nella navata della chiesa e si dirige all'ambone solo al momento della lettura. Nelle chiese grandi ci? viene spesso sentito come un disturbo. E la stessa cosa dovrebbe ripetersi per la preghiera dei fedeli? Inoltre, va imponendosi sempre pi? l'usanza di far indossare vesti liturgiche ai ministranti, vesti che sono gi? state introdotte in varie forme anche per le donne. Ci? significa che tutti questi ministeri liturgici costituiscono assieme al sacerdote un gruppo di membri della comunit?, che si impegnano a svolgere durante la celebrazione un servizio particolare a favore del?l'assemblea.
Il lettore ? proclama all'ambone le letture che prece?dono il vangelo. In mancanza del salmista pu? anche proclamare il salmo responsoriale dopo la prima lettura ?, nonch? ? suggerire le intenzioni della preghiera universale? (introd. al Messale, n. 150s).
? conveniente che pi? letture siano proposte da pi? lettori, anche se bisogna sempre tener conto della situazione pastorale della parrocchia.?
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5. Formazione dei lettori
II ministero della mensa della parola riesce bene solo se si verificano determinate condizioni e si soddisfano determinate esigenze per cui ? indispensabile dedicarsi alla formazione dei lettori.
?1. Il lettore deve conoscere bene l'ordinamento delle letture e dei lezionari, almeno per quanto riguarda le domeniche e le feste degli anni A, B e C; i giorni feriali dell'anno I e II (anni dispari e anni pari); le messe dei santi (che offrono spesso varie possibilit? di scelta).
?2. Inoltre deve sapere che tra i libri biblici e in uno stesso libro esistono generi letterari diversi: storia, lettere, profezia, poesia...; esistono diversi modi di esprimersi: affermazioni, professioni di fede, racconti, parabole.
?3. ? utile che pensi agli uditori e si regoli su di essi. Col suo modo di parlare, guardare e comportarsi deve stabilire un certo contatto con essi, creare una comunicazione. Dato che si ascoltano in maniera diversa le persone cui ci si sente legati, bisogna tener conto della relazione fra lettore e comunit?. Tale relazione esiste gi? in una certa misura a motivo dei rapporti comunitari, che sono stati stretti nella vita quotidiana al di fuori della celebrazione. Esiste tutto un tessuto di relazioni tra coloro che si radunano per la celebrazione. Si tratta di una cosa da tenere a mente, sfruttare e perfezionare.
?4. ? necessario conoscere l'uso del microfono. Mantenere una distanza dai 20 ai 30 cm. Parlare direttamente nella sua direzione (regolare l'altezza e l'angolatura). Non troppo forte, in maniera chiara e disciplinata.
?5. La preparazione ? indispensabile: leggere ad alta voce a casa; approfondire il testo, renderselo familiare; pensare a quello che si legge; quello che non capisco non posso neppure comunicarlo in maniera comprensibile.
?6. Articolare il testo. Fare le debite pause: la punteggiatura non ? sempre un criterio attendibile.
?7. Controllare, soprattutto le prime volte, col registratore il ritmo della lettura, le pause, il volume, il tono della voce, l'articolazione, la respirazione, la melodia della frase, la cadenza, le inflessioni dialettali.
?8. Non accentuare troppo. Porre solo un accento principale nella proposizione. Non evidenziare gli aggettivi, le negazioni e la finale della frase. Vedere le connessioni e le relazioni.
?9. Prima di un'affermazione importante ? utile fare una pausa per aumentare la tensione.
10. Accedere con calma all'ambone. Aspettare che tutti si siano seduti e sistemati. Respirare profondamente. Cominciare a parlare lentamente.
11. Alla fine terminare con calma. Breve pausa di silenzio prima di cominciare il salmo responsoriale.
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Nella benedizione dei lettori leggiamo: ? Benedici questi tuoi figli eletti al ministero di lettori. Fa' che nella meditazione assidua della tua parola ne siano intimamente illuminati per diventarne fedeli annunziatori ai loro fratelli ?. E nella consegna della sacra Scrittura: ? ...Trasmetti fedelmente la parola di Dio, perch? germogli e fruttifichi nel cuore degli uomini ?.
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Accolito
1. Il termine accolito deriva dal greco. La forma verbale? corrispondente significa: andare dietro, seguire, accompagnare. Nel linguaggio del Nuovo Testamento essa riveste il senso vasto e profondo di sequela di Ges?.
Dell'accolito in senso liturgico sentiamo parlare per la prima volta nel secolo III. In una lettera indirizzata a Fabiano di Antiochia, papa Cornelio afferma che nella Chiesa romana vi sono quarantasei presbiteri, sette diaconi, sette suddiaconi, quarantadue accoliti e cinquantadue esorcisti, lettori e ostiari. Liste simili ne troviamo anche in seguito. Documenti liturgici veri e propri relativi all'accolitato risalgono tuttavia solo a un periodo pi? recente e trovano infine il loro riconoscimento ufficiale nel rito di ordinazione del secolo Vili. Secondo questo rito il candidato veniva chiamato a svolgere il servizio dell'accolito con una preghiera di benedizione e la consegna di un sacchetto di lino destinato a contenere l'eucaristia. L'accolito la porgeva dentro di esso al sacerdote per la frazione e la portava ai malati.
Pi? tardi troviamo un rito cambiato e ampliato, che prevedeva nella sua parte centrale la consegna di un candeliere con le candele spente e dell'ampollina vuota. Ma non solo il rito fu cambiato, pure il servizio all'eucaristia come aiutante del sacerdote e del diacono fu ridimensionato.
In questa forma l'accolitato costitu? fino a pochi anni or sono il grado pi? alto degli ? ordini minori ?. Il ministero dell'accolito, una volta autonomo e permanente, era diventato nel corso del tempo una tappa verso l'ordinazione sacerdotale. Per quanto fosse cosa ragionevole che un sacerdote venisse preparato in maniera graduale ai compiti del suo ufficio, tuttavia in questo modo i ministeri liturgici persero la loro indipendenza e il loro senso originario. Essi furono conferiti solo pi? a chierici e in previsione della loro futura ordinazione sacerdotale; appunto per questo furono anche detti ? ordini minori ? e considerati come articolazione del sacramento dell'ordine.
I ministeri liturgici veri e propri, come ad esempio il servizio all'altare, furono svolti da altri, senza che avesse luogo una iniziazione e una investitura liturgica per queste funzioni. Si ebbero cos? ordini, cui non corrispondeva alcuna funzione, e funzioni che mancavano dell' ?ordine?.
2. Il ministero dell'accolito fu ripristinato nel 1972. Nella lettera apostolica ? Ministeria quaedam ? leggiamo: ? L'accolito ? istituito per aiutare il diacono e per fare da ministro al sacerdote. ? dunque suo compito curare il servizio dell'altare, aiutare il diacono e il sacerdote nelle azioni liturgiche, specialmente nella celebrazione della santa messa; inoltre distribuire, come ministro straordinario, la santa comunione tutte le volte che i ministri, di cui al can. 845 del Codice di diritto canonico, non vi sono o non possono farlo per malattia, per l'et? avanzata o perch? impediti da altro ministero pastorale, oppure tutte le volte che il numero dei fedeli, i quali si accostano alla sacra mensa, ? tanto elevato che la celebrazione della santa messa si protrarrebbe troppo a lungo. Nelle medesime circostanze straordinarie potr? essere incaricato di esporre pubblicamente all'adorazione dei fedeli il sacramento della santa eucaristia e poi di riporto; ma non di benedire il popolo ? (VI). Un confronto tra i compiti precedenti e quelli attuali non lascia trasparire grandi differenze; va considerata come nuova solo la facolt? di distribuire la santa comunione in casi particolari. Ma pure questo, come abbiamo visto, ripristina semplicemente un compito spettante all'accolito nella Chiesa antica.
3. La rinuncia al concetto di ? ordini minori ? (con contemporanea loro riduzione a due, per la scomparsa dell'ostiariato e dell'esorcistato), nonch? l'introduzione del concetto di ? istituzione liturgica ?, facilitano l'inquadramento teologico del ministero dell'accolitato. Il concetto precedente sembrava presentare l'accolitato come articolazione dell'ordine, invece la terminologia attuale induce a concepirlo come una concretizzazione del compito battesimale e cresimale. Di conseguenza viene anche detto che esso (unitamente al lettorato) pu? essere conferito pure a laici; l'accolitato e il lettorato non sono pi? riservati ai candidati all'ordinazione sacerdotale (? Ministeria quaedam ? III).
L'istituzione viene conferita dal vescovo o, nel caso di ordini e congregazioni religiose clericali, dal superiore maggiore. Il rito consiste nella consegna della patena con il pane o del calice con il vino da consacrare, mentre il vescovo pronuncia le parole: ? Ricevi il vassoio con il pane (il calice con il vino) per la celebrazione dell'eucaristia, e la tua vita sia degna del servizio alla mensa del Signore e della Chiesa ?. Nella preghiera di benedizione sui candidati imploriamo: ? Benedici questi tuoi figli eletti al ministero di accoliti. Fa' che, assidui nel servizio dell'altare, distribuiscano fedelmente il pane della vita ?. In queste parole ? contenuta una breve descrizione del ministero dell'accolito.
4. Nella scia della riforma liturgica la posizione e il servizio dell'accolito sono stati regolati in maniera nuova, ma nel culto normale gli accoliti compaiono rara?mente. In realt? non ce n'? bisogno, perch? le loro funzioni sono in gran parte identiche con quelle dei ministranti, anche se il n. 142 dei ? Principi e norme per l'uso del Messale romano ? prevede una suddivisione degli uffici fra di essi. D'altra parte il compito di aiutante nella distribuzione della santa comunione viene svolto nelle parrocchie dal ministro straordinario della comunione. Se si volesse riservare questo servizio agli accoliti, si introdurrebbe una limitazione che nel caso del ministro straordinario della comunione non esiste pi?. Accoliti, infatti, possono essere istituiti soltanto gli uomini (cfr. ? Ministeria quaedam ? VII). I candidati al diaconato permanente e al presbiterato debbono ricevere l'istituzione a (lettori e) accoliti: in questo caso i due ministeri servono a preparare i candidati ai compi?ti futuri relativi alla parola di Dio e all'altare.
Perci? il ministero particolare dell'accolito rimarr? limitato a luoghi e circostanze particolari: alle celebra?zioni liturgiche nel seminario maggiore e nella cattedrale, nonch? alle parrocchie originarie dei candidati al presbiterato.
Diamo ora uno sguardo ai compiti dell'accolito, cos? come essi risultano dai ? Principi e norme per l'uso del Messale romano ?.
5. Compito fondamentale dell'accolito ? quello di aiutare il sacerdote e il diacono all'altare. In casi particolari egli pu? preparare l'altare e i vasi sacri e distribuire come ministro straordinario l'eucaristia ai fedeli (cfr. ivi, n. 65). Per il resto i suoi compiti sono di varia natura. Pu? succedere che nella medesima celebrazione si debbano svolgere pi? servizi. In tal caso ? opportuno suddividerli fra pi? individui. Se tuttavia ? presente un solo accolito, tocca a lui adempiere personal?mente i pi? importanti e lasciare i rimanenti ad altri ministranti (cfr. ivi, n. 142).
6. Compiti normali dell'accolito sono quelli di por?tare la croce nella processione di ingresso, sostenere il libro al sacerdote o al diacono durante la celebrazione e offrire loro i servizi necessari. In assenza di un diacono, l'accolito porta all'altare il corporale, il purificatoio e il messale; inoltre, aiuta il sacerdote a ricevere eventuali doni dell'assemblea, porta all'altare il pane e il vino e glieli consegna. Se si fa uso dell'incenso, gli porge il turibolo e lo assiste nella incensazione dei doni e dell'altare (cfr. ivi, nn. 143-145). Dopo la distribuzione della comunione aiuta il celebrante o il diacono a purificare e riporre i vasi. In assenza del diacono, riporta i vasi alla credenza, dove li purifica e li riordina (cfr. ivi, n. 147).
7. In casi particolari l'accolito pu? aiutare a distribuire la comunione al popolo. Qualora si distribuisca la comunione sotto le due specie, porge il calice ai fedeli o lo sorregge, qualora la comunione sia distribuita mediante intinzione (cfr. ivi, n. 146). Porgendo il calice al comunicando dice: ? II sangue di Cristo ?, e, dopo che questi ha risposto: ? Amen ?, gli porge il purificatoio e il calice, quindi asterge il labbro esterno del calice col purificatoio (cfr. ivi, n. 244). Se la comunione ? distribuita sotto le due specie mediante intinzione, egli sta col calice in mano accanto al sacerdote.
8. In determinate circostanze l'accolito pu? portare la comunione ai malati e il viatico ai moribondi. Il ? Rito della comunione fuori della messa e culto eucaristico ? contiene a questo scopo alcuni formulari. In assenza di un sacerdote e di un diacono, o qualora questi ne siano impediti, pu? esporre pubblicamente la santa eucaristia all'adorazione e riporla. Per fare l'esposizione apre il tabernacolo, depone eventualmente la pisside (ciborio) sull'altare oppure inserisce l'ostia nell'ostensorio. Terminata l'adorazione, ripone il santo sacramento nel tabernacolo. Non pu? invece impartire la benedizione col Santissimo (cfr. ivi, n. 99).
9. L'accolito ? destinato a servire in primo luogo l'altare, ed aiutando il diacono e il sacerdote. Inoltre, pu? aiutare l'uno e l'altro anche in altre celebrazioni liturgiche, ad esempio nell'amministrazione dei sacramenti, nelle celebrazioni della parola di Dio e di pii esercizi. Infine, qualora sia necessario, pu? istruire altri fedeli che hanno l'incarico temporaneo di aiutare il sacerdote o il diacono nelle celebrazioni liturgiche portando il messale, la croce, le candele ecc. o compiendo altri simili uffici (cfr. ? Ministeria quaedam ? VI).
Ministri dell'Eucarestia
Ministri Straordinari dell'Eucarestia?
Da qualche anno si sente sempre pi? frequentemente parlare di ?ministero straordinario dell?Eucaristia?, ancorch? nel parlare comune non si sia ancora ben chiarita la sua identit? ed i relativi contorni giuridici e liturgici che caratterizzano tale figura. Chi ? allora il ministro straordinario dell?Eucaristia? In cosa consiste la sua ?straordinariet??? Quali le sue competenze? Questo breve saggio si pone l?obiettivo di dare una risposta sintetica ma quanto pi? possibile completa, almeno dal punto di vista giuridico, ai quesiti test? posti.
Due precisazioni propedeutiche appaiono fondamentali per la comprensione dell?argomento. La prima rimanda alle origini storiche di questo ministero, la seconda al concetto stesso di ministerialit? come intesa nella Chiesa post-conciliare.
Dal punto di vista storico e liturgico, pensare che la figura del ministro straordinario dell?Eucaristia, sia un portato degli anni recenti ? un grave errore. Invero fin dal II secolo d.C. la storia della Chiesa conosce dei fedeli laici con il compito di conservare presso s? e di distribuire la Santa Comunione come viatico per i fratelli in punto di morte. Questa necessit?, come si comprende facilmente, era strettamente connessa con i tempi: le comunit? cristiane di allora erano di piccole dimensioni, sparse in vasti territori, indifese e sovente vittime di atroci persecuzioni perpetrate dai pagani. In questo quadro, si comprende come colui che si fosse trovato in incipiente pericolo di morte, voleva accostarsi per l?ultima volta all?Eucarestia in forma di viatico. Da queste necessit? nacque in origine la figura del ministro straordinario della Comunione (anche se in forme non istituzionalizzate), cio? del fedele laico incaricato di questo importantissimo compito.
La seconda precisazione, riguarda invece il concetto stesso di ?ministerialit?? nella Chiesa. ?Ministro?, contrariamente rispetto al comune linguaggio, non definisce colui che si pone per poteri, importanza o qualit? al di sopra degli altri bens?, facendo proprio il principio proclamato da Ges?, colui il quale si pone al servizio degli altri: il servo dei servi, il tre volte piccolo. Non c?? bisogno di commentare oltre questo ?stravolgimento? di prospettive che Ges? stesso compie essendo sufficiente ribadire che il ministero, cos? inteso, appare indissolubilmente legato alla dimensione di servizio al prossimo. Ebbene, la storia della Chiesa post-conciliare conosce la riscoperta di questo concetto di ?ministerialit?? e da questo attinge nuova linfa per l?edificazione del ?popolo di Dio?. Se con il Concilio di Trento tutto venne accentrato nella figura del presbitero, con il Concilio Vaticano II si avverte un?inversione di tendenza verso una crescente coresponsabilizzazione pastorale del laicato e, come si disse, del suo essere assieme ai propri pastori un solo popolo.
Non si pu? a questo punto capire la figura del ministro straordinario della Comunione se non si parte dai tipi di ministero che la Chiesa definisce. Ve ne sono infatti di tre tipi diversi. Si conoscono:
Ministeri ordinati, cio? quelli che si basano sul Sacramento dell?Ordine, come l?Episcopato, il Presbiterato e il Diaconato;
Ministeri istituiti (detti anche laicali), cio? quelli conferiti a fedeli laici basati sul Sacramento del Battesimo e sulla concreta realt? della Chiesa come comunione di fede ed amore, attualmente se ne contano due, il Lettorato e l?Accolitato;
Ministeri di fatto, cio? conferiti, ancorch? una tantum, per concrete esigenze anche estemporanee delle chiese locali.
Partendo dalla precedente suddivisione ? chiaro che il ministero straordinario dell?Eucaristia rientra nella categoria dei ministeri di fatto. Tuttavia, per evitare di ingenerare confusione circa il concetto di ministerialit?, ? bene fin da ora sottolineare che la Costituzione Liturgica Sacrosanctum Concilium dispone che ciascun ministro o semplice fedele, svolgendo il proprio ufficio si limiti a compiere tutto e soltanto ci? che, secondo la natura del rito e le norme liturgiche, ? di sua competenza . Anche se ad una prima lettura la norma sembrerebbe vincolare i vari soggetti ad una vecchia immagine ?gerarchico-piramidale? della Chiesa, ad un esame pi? attento, al contrario, essa suona come un monito per vivere la ministerialit? sempre associata al ?senso di responsabilit?? che essa comporta. Per essere veramente tale, allora, la ministerialit? nella Chiesa e per la Chiesa va vissuta nella prospettiva complessa di diritti, doveri e competenze .
Da quando fin qui detto, gi? si comprende chi ? ?ministro straordinario dell?Eucarestia?; ebbene esso ? stato gi? a suo tempo puntualmente definito dall?istruzione Immensae Caritatis del 1973, come ?il battezzato e cresimato adulto, uomo o donna, incaricato della distribuzione del pane eucaristico, sia durante che fuori dalla celebrazione della Messa? . E? importante sottolineare il ?salto di qualit?? compiuto con questo documento; basti pensare infatti che con il vecchio Codice di Diritto Canonico (1917) al laico era addirittura proibito toccare i vasi con le specie consacrate. Questo provvedimento, che seguiva di qualche anno la Costituzione Dogmatica Lumen Gentium, porta quindi nuova linfa alla Chiesa contribuendo allo sforzo gi? in essere per passare da una struttura gerarchica ad una ministeriale, che meglio si addiceva al nuovo portato del ?popolo di Dio?.? Due principi si pongono in modo particolare questo fine, quando si afferma che Cristo continuamente dispensa i suoi ministeri con i quali ci aiutiamo (tutti, laici e religiosi) a salvarci ed inoltre quando afferma che lo Spirito Santo dispensa tra tutti i fedeli grazie speciali grazie alle quali li rende adatti e pronti ad assumersi varie opere ed uffici utili alla Chiesa.
L?istruzione Immensae Caritatis afferma che il ministero straordinario della Comunione ? un fedele laico il quale, debitamente preparato, si deve distinguere per la vita cristiana, la fede e la condotta. Dovr? coltivare la piet? verso la Santissima Eucaristia, nonch? essere testimone di Cristo per gli altri fedeli (ci? che viene definito come ?vita eucaristica?), dispone inoltre che nessuno potr? essere nominato a questo incarico qualora la cosa potrebbe essere motivo di stupore per gli altri fedeli.
Ci? da una parte evidenzia il legame che deve esistere tra la comunit? cristiana e il ministro, dall?altro sottolinea come la distribuzione della Comunione non ? un semplice gesto liturgico, ancorch? ricco di significato, bens? il contributo all?edificazione della Chiesa con tutti i fedeli, soprattutto gli anziani e gli ammalati, destinatari in primis della grazia dell?istituzione del ministro della Comunione .
Prima di passare in rassegna le facolt? (non di diritti trattasi) concesse al ministro, ? bene partire da una precisazione. La dizione ?ministro straordinario della Comunione? potrebbe trarre in inganno, il caposaldo di questo ministero ? infatti la distribuzione dell?Eucaristia e non gi? la consacrazione che rimane compito esclusivo del presbitero. Una definizione meno equivoca in questo senso, potrebbe essere allora ?ministro straordinario della distribuzione della Comunione?, descrivendo cos? pi? chiaramente i contorni dell?incarico attribuito. Il fedele scelto per questo servizio alla Chiesa, riceve un apposito mandato da parte dell?Ordinario del luogo di residenza con il quale ha facolt? di distribuire l?Eucaristia agli altri fedeli e di portarla ad infermi ed ammalati presso il loro domicilio. Il mandato conferito, ha una durata variabile a seconda dei casi, che va dai tre ai cinque anni, in ci? infatti si sostanzia la straordinariet? del ministero, che non ? concesso a vita, ed ? vincolato anche alla frequenza di appositi corsi volti ad approfondire le verit? teologiche inerenti alla piet? eucaristica . Il mandato anzidetto ? concesso dall?Ordinario diocesano sulla base delle concrete esigenze espresse dalle singole parrocchie ed il ministro ? autorizzato a compiere questo servizio solamente nell?ambito territoriale della parrocchia d?appartenenza.
Il ministro straordinario della Comunione ha quindi facolt? di (in ordine d?importanza):
1. Portare la Santa Comunione al domicilio di anziani, ammalati ed infermi impossibilitati a recarsi in Chiesa. E? questo lo scopo principale che ha spinto all?istituzione di questo ministero! Portare Ges? a coloro che hanno pi? bisogno di lui in modo particolare nei giorni festivi ed in contiguit? con le celebrazioni liturgiche in modo da creare veramente il senso della ?comunit? celebrante? con tutti i fedeli anche anziani ed ammalati. Invero in questi casi il ministro si fa portatore del duplice dono del pane consacrato e della Parola di Dio secondo le modalit? stabilite nel rito della Comunione agli Infermi data dal ministro straordinario
2. Distribuire la Comunione durante la S. Messa solo qualora si avverino entrambe le seguenti condizioni: quando il numero dei fedeli ? tale da far prolungare eccessivamente la celebrazione e quando non ci siano altri presbiteri o diaconi presenti. E? qui il caso di sottolineare che la presenza di un ministro non dispensa in alcun modo il presbitero dal suo ufficio di distribuzione della Santa Comunione! E? inoltre il caso di sottolineare che al ministro ? consentito di comunicare solo i fedeli presenti in assemblea e non quelli posizionati nel presbiterio, inoltre ? bene rammentare che quando ministro e celebrante comunicano in assemblea quest?ultimo dovrebbe rimanere in posizione sopraelevata rispetto al primo (ad esempio un gradino pi? in alto) in modo tale da rendere chiaro che di ministero straordinario trattasi e che la distribuzione della Comunione in chiesa ? sempre e comunque compito primario del presbitero.
3. Qualora una comunit? manchi del presbitero o del diacono, il ministro straordinario della Comunione pu? essere autorizzato a guidare la celebrazione domenicale limitandosi evidentemente alla Liturgia della Parola del giorno e alla successiva distribuzione ai fedeli dell?Eucaristia
4. Distribuire la Comunione al di fuori della S. Messa in chiesa o in un oratorio in cui sia conservata l?Eucaristia.
5. Esporre pubblicamente all?adorazione dei fedeli la Santissima Eucaristia nell?ostensorio o deponendo la pisside sull?altare e ricollocandola al termine nuovamente nel tabernacolo.
6. Comunicarsi direttamente (attingendo cio? direttamente ai Sacri vasi).
In conclusione, alla luce di tutto quanto esposto, la definizione giuridica del ministero straordinario dell?Eucaristia (o meglio del m ministero straordinario della distribuzione della Comunione) pu? discendere dall?accurata analisi del suo stesso nome. ?Ministro? evidenzia la dimensione di servizio alla comunit? che deve caratterizzare i compiti a lui attribuiti; ?straordinario? significa in senso giuridico non-permanente, temporaneo, ausiliario e subordinato al presbitero; ?distribuzione della Comunione? definisce in maniera esaustiva le sue facolt?, cio? il distribuire la Comunione ai fedeli durante la celebrazione della Messa ovvero al di fuori da essa ad anziani ed ammalati secondo le norme canonistiche vigenti.
Vescovo
Il Vescovo
Il Vescovo, nel cristianesimo, è il responsabile (pastore) di una diocesi ed è considerato successore degli apostoli.
La parola viene dal greco επισκοπος, che significa "supervisore". Alcune chiese cristiane usano la traduzione invece della traslitterazione della parola greca, in corrispondenza di un servizio simile a quello dei vescovi cattolici.
Storia
La figura del Vescovo, come la intendiamo oggi, nasce con il riconoscimento - ad opera dell'imperatore romano Costantino il Grande - del cristianesimo come una delle religioni statali. Costantino dette quindi ai vescovi lo "status" di funzionari dello Stato romano, attribuendosi lui stesso il titolo di "supervisore/vescovo per gli affari esterni alla chiesa cristiana". Fu lo stesso imperatore Costantino, per esempio, a convocare e presiedere il primo concilio ecumenico della storia, quello di Nicea del 325.
Da allora non pochi sono stati gli stati in cui il vescovo ha mantenuto questo "status" di funzionario pubblico. Tra questi possiamo ricordare:
• la maggiorparte dei paesi tradizionalmente a maggioranza ortodossi: Romania, Grecia, Bulgaria, ...
• il Regno di Franconia
• il Sacro Romano Impero di Carlo Magno
• i Paesi scandinavi (Danimarca, Norvegia, Svezia) e Islanda
• la Repubblica Popolare Cinese
Naturalmente non sono mancati nella storia momenti in cui i vescovi abbiano tentato di sottrarsi a questo stato di cose.
Per esempio, nell'ambito del cos? detto Sacro Romano Impero (di fondazione carolingia), e quindi anche nell'Italiamedievale, questa lotta dei vescovi contro il potere statale viene definita lotta per le investiture.
Nel cattolicesimo
Nel cattolicesimo l'episcopato è il primo e più alto grado del sacramento dell'Ordine. Gli altri due, in posizione subordinata all'episcopato, sono il presbiterato (sacerdoti) ed il diaconato.
La chiesa-edificio da cui un vescovo esercita il suo magisteroè detta cattedrale.
Ordinazione
Per la legittimit? dell'ordinazione di un vescovo ? necessario il benestare della Santa sede, ma per la sua validità è sufficiente l'ordinazione da parte di un altro vescovo. Nei tempi moderni gli ordinanti sono di solito tre vescovi. In tempi recenti, hanno suscitato clamore l'ordinazione di quattro vescovi senza le dovute lettere pontificie da parte di mons. Marcel Lefebvre, nel 1988 (atto che si risolse in un scisma ancora in via di ricomposizione) e, nel 2006, da parte di mons. Emmanuel Milingo.
I requisiti richiesti sono: una buona reputazione, almeno 35 anni di età, una fede salda, spiccate virtù umane, essere presbitero da almeno 5 anni, avere una dimostrata competenza in sacra scrittura, teologia o diritto canonico.
Alcuni simboli presenti durante l'ordinazione episcopale sono: la consegna del vangelo, dell'anello, della mitra e del pastorale. La consegna del vangelo indica il dovere di annunciare la Parola di Dio, il pallio esprime il legame con il pontefice romano ed ? riservato agli arcivescovi, l'anello episcopale è simbolo della fedeltà all'impegno, la mitra (o mitria) e un richiamo allo splendore della santità verso la quale il vescovo deve aspirare, il bastone pastorale ? un riferimento al ministero di pastore che il vescovo assume con la sua nomina.
Funzioni del vescovo nella Chiesa cattolica
Precisa il Codice di diritto canonico:
I Vescovi, che per divina istituzione sono successori degli Apostoli, mediante lo Spirito Santo che è stato loro donato, sono costituiti Pastori della Chiesa, perch? siano anch'essi maestri di dottrina, sacerdoti del sacro culto e ministri del governo (Can. 375).
Secondo questo testo, e secondo le linee comuni della teologia, il ministero o servizio del vescovo si sviluppa lungo tre direttrici:
• Dimensione regale (governare, cioè servire): il vescovo è il responsabile dell'attivit? pastorale della comunit? diocesana, il primo dei servitori del popolo di Dio.
• Dimensione profetica (insegnare): il vescovo è il maestro nella fede del popolo di Dio a lui affidato, ha la funzione di insegnare con autorità la dottrina rivelata da Dio.
• Dimensione sacerdotale (santificare): presiedendo la celebrazione dei sacramenti, è strumento di Dio per la santificazione del suo popolo.
Insegne Pontificali
All'anulare destro il vescovo porta l'anello, simbolo del suo rapporto sponsale con la chiesa che presiede, e sul capo lo zucchetto.
Ordinariamente indossa anche una croce pettorale, solitamente in metallo, attaccata ad una catena o cordicella.
Nelle celebrazioni eucaristiche il vescovo indossa l'alba, la stola, la casula o la pianeta. La croce pettorale ? portata nella celebrazione della Messa sotto la casula e sotto la dalmatica (se usata), nelle altre celebrazioni sotto il piviale, e comunque sopra la mozzetta. Nelle messe pontificali e nelle altre celebrazioni solenni usa anche la mitria. In tali celebrazioni il vescovo pu? indossare anche la dalmatica sotto la casula o pianeta.
Il vescovo porta con sè anche il pastorale, un lungo bastone in legno o metallo, che vuol ricordare il bastone del pastore: esso simboleggia il ministero di pastore di anime che il vescovo riceve con la sacra ordinazione.
Nelle altre celebrazioni liturgiche il vescovo pu? indossare sopra l'abito talare il rocchetto. Sopra il rocchetto pu? portare la mozzetta.
Ciascun vescovo ha uno stemma araldico la cui caratteristica è quella di essere "timbrato" con un galero di colore verde, e un numero di fiocchetti diverso a seconda del grado.
Gerarchia dei Vescovi
Anche tra i vescovi stessi esiste una gerarchia: il grado più alto è quello di Patriarca, a cui segue, nelle chiese cattoliche orientali, quello di Arcivescovo maggiore; quindi gli Arcivescovi metropoliti, che sono i vescovi a capo delle Arcidiocesi metropolitane, sedi principali di una provincia ecclesiastica composta, oltre alla sede metropolitana, da una o pù diocesi suffraganee. L'Arcivescovo Metropolita, oltre agli abiti episcopali comuni a tutti i vescovi, indossa il Pallio che gli è proprio. Il pallio e il pastorale possono essere portati solo nel proprio ambito di giurisdizione. C'è inoltre da precisare che alcune sedi suffraganee sono comunque "Arcidiocesi", non metropolitane. Il vescovo di tale sede suffraganea ? dunque Arcivescovo, senza essere metropolita e senza indossare il Pallio.
In una diocesi grande possono essere nominati vescovi ausiliari per aiutare il vescovo residente. Se hanno diritto di successione vengono chiamati coadiutori, e succedono alla cattedra del vescovo residente.
Ad alcuni vescovi (anche latini) sono attribuiti il titolo di "Esarca" in riconoscimento di un'autorità più ampia, o di una tradizione illustre della propria sede episcopale.
Aspetto collegiale
L'insieme di tutti i vescovi prende il nome di Collegio episcopale.
I concili ecumenici sono riunioni di tutti i vescovi del mondo per trattare temi di fede e di morale.
A livello locale i vescovi sono organizzati in conferenze episcopali su base nazionale. Le cariche della conferenza episcopale sono elettive e a scadenza determinata.
Il Vescovo della nostra Parrocchia Monsignor Gianpiero Palmieri
Diacono
Diacono
Il diacono è il ministro che ha ricevuto il primo grado dell'Ordine sacro delle chiese cristiane.
Nel cristianesimo primitivo il diacono assolveva a un servizio amministrativo e assistenziale ed era subordinato al vescovo.
Formatasi la struttura gerarchica, i diaconi furono inferiori solo ai presbiteri e al vescovo, con funzioni di assistenza di quest'ultimo: distribuivano l'eucarestia, leggevano i testi sacri ed erano dediti alla predicazione.
Nella prima Chiesa cristiana non manc? probabilmente anche una categoria di diaconesse; il loro ufficio cess? alla fine del Mille, mentre nella Chiesa protestante ? stato ripristinato fin dal secolo scorso.
Con il Concilio Vaticano II ? stato ripristinato il diaconato permanente nella Chiesa cattolica latina. Prima di esso, per molti secoli ? esistito unicamente come tappa transitoria per i candidati al presbiterato.
Caratteristiche
Il diacono ha la facolt? di amministrare alcuni sacramenti (battesimo, matrimonio), ? ministro ordinario dell'Eucaristia ed esercita il ministero della parola. Inoltre pu? impartire benedizioni di persone, luoghi e oggetti, benedizioni eucaristiche e presiedere il Rito delle Esequie e altre liturgie fuori della Messa.
I diaconi permanenti possono essere ordinati tra i battezzati celibi e anche tra coloro che sono sposati. Per? se sono celibi, dopo la ordinazione diaconale non possono pi? sposarsi.
Nelle celebrazioni e concelebrazioni eucaristiche, presiedute da un presbitero o da un vescovo, la lettura del vangelo ? sempre di competenza del diacono, se presente.
Distintivi propri
I paramenti liturgici del diacono sono la stola diaconale (indossata dalla spalla sinistra al fianco destro) e la dalmatica (veste utilizzata soprattutto in celebrazioni solenni, diversa dalla casula e dalla pianeta in quanto provvista di maniche). Pu? anche indossare, in assenza di ministri di ordine superiore, il piviale, l'abito utilizzato nelle solennit? in riti liturgici fuori della Messa.
attualmente nella nostra parrocchia c'e un Diacono permanente e uno? prossimo alla ordinazione?