Il Cantico delle creature di S. Francesco
Sacra Rappresentazione "ecologica" proposta dalla COMUNITÀ DEL SACRO CUORE DI BELLINZONA CANTORIA DI GIUBIASCO
Il Cantico delle creature è una preghiera di lode all’Altissimo onnipotente e bon Signore ed è anche lo specchio dell’anima di Francesco. Lo ha composto negli ultimi anni della sua vita per testimoniare il suo amore per le creature del cielo e della terra e come messaggio universale di concordia e pace. Per noi la Sacra Rappresentazione ha un valore etico e liturgico: pregare per mezzo delle creature, o per il dono delle creature, vuol dire lasciarsi sensibilizzare sul valore del creato ed operare per il suo rispetto. Per questo la definiamo "ecologica". Le strofe del Cantico sono illustrate attraverso diversi episodi tratti dalle fonti francescane, dalle biografie e dai “Fioretti". Si narra la profezia che annunciò a donna Pica, madre di Francesco, la nascita "al mondo di un sole” (come disse poi anche Dante nel canto XI del Paradiso), oppure la "leggenda delle rose" nella quale dopo un incontro spirituale tra Francesco e Chiara, la neve si sciolse e la terra si coprì "di coloriti fiori ed erba", segni di speranza. O ancora la strofa detta "del perdono e della pace" è rappresentata da tre episodi. Il primo è quello che le fonti dicono essere all’origine stessa della strofa: una feroce lotta di potere tra il vescovo e il podestà di Assisi si risolse quando questi ascoltarono il canto di lode al Signore "per chi perdona per il tuo amore". Il secondo episodio narra della pace che Francesco ottenne tra il Lupo e i cittadini di Gubbio. Con il terzo episodio siamo in Egitto, a Damietta, quando Francesco cercò di fermare la crociata e, assieme al Sultano, volle costruire la pace tra mussulmani e cristiani. Come dice il nome stesso il Cantico è una loda da cantare (e sembra che Francesco compose anche una melodia poi andata perduta). Per questo le scene sono chiosate dagli interventi del coro e dell’assemblea che canta e prega, partecipando spiritualmente al significato profondo e ancora attualissimo di questo testo che è anche la prima poesia della letteratura italiana. Un testo che, come dice fra Giovanni Pozzi, profondo conoscitore del Cantico è “il canto di un uomo che concepisce il dar lode e gloria a Dio come l’occupazione primaria del cristiano”.