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I graffiti nella Chiesa di San Felice da Cantalice

 

Nel luglio del 1968, il Vicariato di Roma ha approvato il bozzetto per l’affresco absidale della Chiesa parrocchiale di San Felice da Cantalice, successivamente realizzato da Padre Ugolino da Belluno (al secolo Silvio Alessandri, nato a Belluno il 15.12.1919), considerato dalla critica uno dei pochi artisti che: “…abbiano saputo conciliare esigenze rappresentative e modernità del linguaggio pittorico…”.
La progettazione sin dall’inizio presentò particolari difficoltà:
la realizzazione di un’opera in una Chiesa, completamente in cemento armato, dei primi del 900;
la disponibilità di una superficie priva di continuità parietale da dipingere per oltre 480 mq;
la disposizione delle due colonne portanti nella parte centrale dell’abside;
l’insufficienza dell’illuminazione naturale.
Ciononostante, le difficoltà di carattere tecnico-artistico furono gradualmente e felicemente superate dall’artista.
Nel maggio del 1969 - quando ormai erano già stati realizzati circa 180 mq di affresco absidale “… con tanta fatica ma mediocre risultato…”, padre Ugolino venne colto da un profondo senso di delusione al punto di decidere di abbandonare la prosecuzione dell’opera considerata ormai “inutile” artisticamente ed assolutamente inadatta a suscitare emozioni.
Solo l’entusiasmo e le parole di apprezzamento del Parroco pro-tempore, padre Biagio Vittorio Terrinoni, espresse alla vista della quinta absidale destra, di circa 50 mq, realizzata con la tecnica del graffito in una sola settimana, riuscirono a dare all’artista la giusta carica e quel senso di divertimento e di liberazione che tanto aveva cercato durante l’esecuzione del lavoro. (di padre Biagio, padre Ugolino ha detto: ȁ…era un francescano semplice e schietto che parlava intuitivamente e in modo schietto centrando il bersaglio ed esprimendo il sentimento della comunità parrocchiale che amava e dalla quale era amato… ”)
Fu così che padre Ugolino, pur lasciando invariati la composizione ed il soggetto, come erano stati approvati dal Vicariato, li rielaborerà con il risultato di potenziarne, attraverso la tecnica del graffito, l’efficacia visiva ed il contrasto.
A settembre dello stesso anno, dopo una vacanza culturale in Giappone, dove ebbe modo di riscoprire “… una visione più pulita del segno e più pura del colore… “, riprese i lavori e, dopo alcuni interventi sugli affreschi già realizzati, portò a termine l’opera.
L’antica tecnica del graffito, con cui ha inizio la storia dell’arte figurativa, è stata qui per la prima volta attuata da padre Ugolino con una idea modernissima: su strati di cemento policromo, scalfito a fresco con acuminate punte di acciaio, sono stati ottenuti risultati plastici e luministici sorprendenti.
Il primo gennaio 1970 Sua Santità, Paolo VI, in occasione della giornata mondiale della pace, ha benedetto il graffito absidale della Chiesa parrocchiale di S. Felice di Cantalice.
L’evento è stato trasmesso dalla rete nazionale TV.

 

I graffiti nella Chiesa di San Felice da Cantalice

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Descrizione:


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1. La Madonna, simile ad un giglio fiorito, porge il Bambino a San Felice, il protettore dei bambini.








 

sanfelice2_.jpg2. Sotto la proiezione luminosa della veste di Maria risaltano i volti dei bambini ebrei di Terezin, sterminati nel campo di concentramento durante l’ultima guerra, di quelli del Biafra morti di fame nell’omonima guerra fratricida, e , in bianco e nero come un collage di giornale il piccolo Marco Dominici scomparso a Centocelle e ritrovato anni dopo privo di vita.

 

 

 


sanfelice3_.jpg3. Ali angeliche che somigliano a vele e a mani: mani protese in preghiera, mani che richiamano la benedizione di Dio sul suo popolo, mani che vogliono esprimere l’aspirazione all’assoluto;






sanfelice4_.jpg4. Gli umili tetti del quartiere, inondati dalla luce della Grazia di Dio, fanno ressa attorno alla Chiesa parrocchiale; la Chiesa dei poveri, la chiesa dei bambini così come la intese il Santo cappuccino.





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5. Costellazioni e segni zodiacali tempestate di stelle suggeriscono poeticamente la creazione dell’universo.




 


sanfelice06_.jpg6. E’ questa l’invocazione con la quale il Santo implora Dio durante la pestilenza o forse perché sostenga l’uomo vittima delle pestilenze del suo secolo.
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7. In basso, la droga (che è raffigurata da una tavola imbandita sopra un grugno di porco), il mercato dell’amore (che è raffigurato da una testa di donna i cui occhi serrano i vari profili maschili che si moltiplicano a destra e a sinistra del volto femminile centrale). Al centro, la pornografia (che è raffigurata da un bambino nell’atto di leggere giornali pornografici avvinghiato da un serpente con la testa a forma di pennino). In alto l’avidità del denaro (che è rappresentata da un mostro fantastico con tre zampe e con un grosso becco simboleggiante la rapacità), sono solo alcuni dei mali che affliggono l’umanità.






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8. In basso, la scritta “homo homini lupus” (l’uomo è un lupo per l’uomo cioè, l’uomo è nemico dei suoi simili) campeggia in un intrigo stupefacente di tre carri armati, tre teste di lupo e tre ruote cingolate a forma di testa di civetta che è l’uccello di malaugurio e di morte. Al centro, l’odio dei popoli viene simboleggiato dalle figure dell’orso e della tigre. In alto, il simbolo della società tecnologica viene rappresentato come un mostro fantastico con unghie meccaniche e costruito con bulloni, viti ecc.. che inaridisce lo spirito della fede.




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9.Vengono raffigurati i momenti più salienti della vita di San Felice. In basso, l’omaggio floreale dei bambini alla “Salus populi romani”. A fianco, appare San Felice al momento della morte. V’è descritta la visione della Madonna e l’anima, sotto forma di colomba, che fuoriesce dal corpo attraverso un groviglio di spine e reticolati mentre il corpo sfinito si adagia sul povero giaciglio. Più a destra è stato raffigurato l’incontro di S.Felice con Sisto V che gli chiede il pane. Dall’immagine del Papa si staglia la figura in prospettiva di Cristo che ha sul capo la corona di spine in contrasto con la tiara del Papa. In alto, volano in cerchio figure di angeli e di animali mentre a sinistra appaiono il vino, le ampolline, le vettine dell’olio, il sacro crisma, il pane da questua e l’Eucarestia. Culmina con l’abbraccio della pace che è stato espresso attraverso la sovrapposizione di due volti mentre si compenetrano le sagome di due colombe.




sanfelice10-11_.jpg10. Due volti di popolani che si riappacificano e si sovrappongono in segno di pace. Nelle contrade romane, sempre rivali, rissose e sassaiole, San Felice andava a portare la pace e a porre tregua alla loro guerriglie. Appena più sotto, i pani della questua, crociati perché sudati dal popolo, sono destinati ai poveri, alla povera mensa conventuale ed a quella sacra dell’Eucarestia, anche la botticella del vino ricorda con le ampolle l’impiego sacro del suo contenuto come i recipienti dell’olio e i vasetti con la croce ricordano l’olio per l’unzione degli infermi.



sanfelice10-11_.jpg11. Papa Sisto V, già frate francescano, incontrando San Felice che questuava per Roma, gli chiede un pane integrale “come quello che mangiava alla mensa del convento”. Le sue vesti sono pontificali per distinguerlo, ha in capo il triregno, ha le mani guantate e alle spalle il piviale. Dietro di lui l’ombra grandiosa di Cristo con lo stesso atteggiamento, ha la corona di spine in testa, le mani piegate e un’aureola cosmica, intorno alla sua figura, che è composta da angeli, uomini e animali: come per significare “tutto è stato creato attraverso il Verbo”.



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12. A destra l’omaggio floreale dei bambini alla Madonna “Salus populi romani” che S.Felice organizzava con successo e spesso.


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I Graffiti nella Chiesa di San Felice da Cantalice:3

 

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sanfelice12-13_.jpg13. Il Santo giacente sul letto di morte con dietro raffigurata, in modo molto popolare, la morte minacciosa con la falce. Ai piedi del letto un groviglio di filo spinato, allegoria di questa vita intricata, da cui si libra una colomba in volo, simbolo della vita e dello spirito immortale.







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14. Sono raffigurati i momenti più salienti della vita di San Felice. In basso la vocazione del Santo (il bambino, l’aratro, una mano enorme quella di Dio che lo chiama e il convento di Fiuggi dove si è recato a trascorrere il noviziato). La visione che San Felice ha avuto della Madonna tra i rami di un albero mentre vi sostava ai piedi in preghiera. Al centro è descritta la maternità, simboleggiata dalla donna con un bambino in grembo, oltre la quale si proietta la Vergine con il Bambinello nell’atto di schiacciare il drago sotto i piedi, mentre attorno al capo si librano gli Angeli. In alto le cinque lettere rosse delle piaghe di Cristo con a lato la lettera bianca di Maria.




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15. Sono raffigurate le mani piagate del Crocifisso, i piedi e il costato con sovraimpresse le lettere del SS.nome Jesus. (S. Felice era amico personale e carissimo di S.Filippo Neri; era inoltre interpellato per la sua saggezza da S Carlo Borromeo nonostante San Felice si considerasse un povero ignorante che conosceva solo le cinque lettere rosse corrispondenti alle piaghe di Cristo e una lettera bianca, la M, come il nome di Maria)
A lato la croce che trafigge il drago, simbolo biblico del maligno calpestato anche dalla donna.
In alto a destra il monogramma radiante del nome di Maria, con alla base la luna e in basso le apocalittiche stelle.
Al centro, una donna del popolo alza il figlio come un emblema, proiettando alle sue spalle “il modello”, l’ombra grandissima della Maternità di Dio, i cui fianchi sono luminosi perché irradiano il sole della vita: “Beato il seno che ti ha allattato e il corpo che ti ha generato”



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16. San Felice bambino che pascolando il gregge si appartava a pregare e sull’albero gli appare luminescente, Maria.










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17. Tra il groviglio segnico delle nubi, si profila la Mano Onnipotente di Dio Padre, che lo chiama alla vita religiosa, dopo essere stato travolto dai buoi mentre arava; sotto sono evidenti i segni dell’aratura, a lato c’è l’aratro e sull’orizzonte i buoi infuriati che fuggono.









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18. Illuminato dai raggi della Grazia, si profila il convento dei Cappuccini di Fiuggi, dove S. Felice fece il noviziato che lo avviò alla vita religiosa.


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