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DOMENICA DOPO LA TRINITA'
SS. CORPO E SANGUE DI CRISTO

LETTURE: Es 24, 3-8; Sal 115; Eb 9, 11-15; Mc 14, 12-16. 22-26

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima LetturaEs 24, 3-8
Ecco il sangue dell'alleanza che il Signore ha concluso con voi.

Dal libro dell'Èsodo
In quei giorni, Mosè andò a riferire al popolo tutte le parole del Signore e tutte le norme. Tutto il popolo rispose a una sola voce dicendo: «Tutti i comandamenti che il Signore ha dato, noi li eseguiremo!».
Mosè scrisse tutte le parole del Signore. Si alzò di buon mattino ed eresse un altare ai piedi del monte, con dodici stele per le dodici tribù d'Israele. Incaricò alcuni giovani tra gli Israeliti di offrire olocausti e di sacrificare giovenchi come sacrifici di comunione, per il Signore.
Mosè prese la metà del sangue e la mise in tanti catini e ne versò l'altra metà sull'altare. Quindi prese il libro dell'alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero: «Quanto ha detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto».
Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: «Ecco il sangue dell'alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!».

Salmo ResponsorialeDal Salmo 115
Alzerò il calice della salvezzae invocherò il nome del Signore.

Che cosa renderò al Signore,
per tutti i benefici che mi ha fatto?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.

Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.
Io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.

A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo.

Seconda Lettura Eb 9, 11-15
Il sangue di Cristo purificherà la nostra coscienza.

Dalla lettera degli Ebrei
Fratelli, Cristo è venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso una tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano d'uomo, cioè non appartenente a questa creazione. Egli entrò una volta per sempre nel santuario, non mediante il sangue di capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna.
Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsa su quelli che sono contaminati, li santificano purificandoli nella carne, quanto più il sangue di Cristo - il quale, mosso dallo Spirito eterno, offrì se stesso senza macchia a Dio - purificherà la nostra coscienza dalle opere di morte, perché serviamo al Dio vivente?
Per questo egli è mediatore di un'alleanza nuova, perché, essendo intervenuta la sua morte in riscatto delle trasgressioni commesse sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l'eredità eterna che era stata promessa.

Canto al VangeloGv 6,51
Alleluia, alleluia.
Io sono il pane vivo disceso dal cielo, dice il Signore,
se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.
Alleluia.

Vangelo Mc 14, 12-16. 22-26
Questo è il mio corpo. Questo è il mio sangue.

Dal vangelo secondo Marco
Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».
Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: "Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».
I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
Dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

Come ogni celebrazione, anche questa attinge la sua linfa vitale non nella commemorazione teorica di qualcosa di semplicemente pensato o commemorato, ma alla realtà vissuta, a ciò che si sperimenta nella storia, sia personale che comunitaria. L’Eucaristia è stata sempre il cuore della Chiesa, della comunità. Dove e quando viene meno la celebrazione dell’Eucaristia la comunità si volatilizza, perde la sua coesione e dimentica il fondamento e il motivo del suo stare insieme, perché l’Eucaristia non fa riferimento soltanto ad un rito, come poteva essere per la celebrazione dell’Alleanza antica, ma ad un fatto storico concreto: il dono della vita del Cristo per la salvezza del mondo.

MEMORIA DELLA SUA PASSIONE

I testi di questo anno B per questa solennità fanno riferimento in modo più diretto all’aspetto sacrificale dell’Eucaristia.
Si fa “memoria”, non semplicemente nel senso che si ricorda un fatto lontano nel tempo, non più presente, come potrebbe essere un evento storico del passato non più ripetibile, ma nel senso forte, rievocativo, che si ripete, si rende ancora presente con tutta la sua energia e vitalità, rendendo attuale la sua essenza.
I termini che vengono utilizzati nel Prefazio sono significativi. Viene chiamato “sacrificio perenne”, si perpetua l’offerta, il suo Corpo e il suo Sangue (non semplicemente il pane e il vino come segni) sono per noi cibo e bevanda.
Questa insistenza sulla realtà presente del Corpo e Sangue di Gesù, del suo sacrificio, non solo fanno parte di quella difesa della retta dottrina cattolica sull’Eucaristia, ma cambiano sostanzialmente il modo con cui noi celebriamo e le conseguenze di questa celebrazione. Se non fosse così il senso dell’unità, il potere redentivo, il nutrimento insiti nell’Eucaristia sarebbero frutto della nostra buona volontà, un prodotto della nostra fede, non offerta e dono proveniente dall’alto. Le conseguenze di questa celebrazione non sarebbero così vincolanti per i nostri comportamenti e le nostre scelte all’interno della Chiesa.

SANGUE E ALLEANZA

Giustamente la prima Lettura pone il fondamento, la premessa di ciò che compirà Gesù: il patto d’alleanza sul Sinai.
E’ un momento solenne, decisivo per il popolo. Si può dire che è il punto d’arrivo di tutto il suo cammino nel deserto; la sua stessa liberazione è orientata a questo appuntamento. Questa determinerà la sua storia futura e sarà il punto di riferimento di ogni successivo rinnovo del patto.
Ci sono i contraenti (Dio e il popolo), il mediatore (Mosè), le condizioni, il segno sacro che dà consistenza al patto (il sangue).
Lo scopo dell’alleanza era quella di una reciproca appartenenza: “voi sarete il mio popolo, io sarò il vostro Dio”. Questo, come dirà Geremia, non ha trovato compimento nella vecchia alleanza. Gesù non ne inventa un’altra, ma la rende nuova sostanzialmente.
Gesù dichiara: Questo è il mio sangue dell'alleanza, sottolineando che è il suo sangue, non quello di capri o di vitelli, come mirabilmente spiegherà la lettera agli Ebrei.
Parlare di sangue nel linguaggio biblico è la stessa cosa che parlare di vita. Versare il sangue è dare la vita. Con questo criterio vanno interpretate le parole di Gesù, per non cadere in una specie di materialismo teologico. Il sangue versato unito al corpo donato è l’espressione più alta dell’amore e della dedizione totale.

IL MEDIATORE

Come ci dice la Lettera agli Ebrei Gesù è il Mediatore della Nuova Alleanza. Ogni sacerdote è mediatore, ma non vittima; Gesù è contemporaneamente Mediatore e vittima, perché offre se stesso in espiazione dei peccati. Soltanto lui, quindi, può introdurre in una eredità eterna coloro che sono salvati.
Mosè aveva fatto da mediatore tra Dio e il popolo nella prima alleanza, ma non aveva il potere di salvare dai peccati. Gesù diventa lui stesso salvezza del popolo. E’ il Sommo sacerdote che ci occorreva – continua la Lettera agli Ebrei.
I gesti che venivano compiuti dal Sommo Sacerdote vengono compiuti anche da Gesù, ma cambiano i simboli rituali: la tenda non è più quella terrestre, ma quella celeste; il rito non è compiuto più volte, ma una sola volta; il sangue non è quello di agnelli o vitelli, ma il proprio sangue.
Per questo il Sacrificio Eucaristico è il perpetuarsi di questa salvezza nel sangue di Cristo. Il Battesimo senza l’Eucaristia sarebbe monco: nell’Eucaristia trova tutta la sua pienezza.

MANGIARE E BERE

La liturgia, naturalmente, fa riferimento spesso alla necessità di mangiare e bere, al banchetto, alla mensa: è il pasto sacro che evidenzia due aspetti tra loro complementari: la comunione con la vittima e con i commensali. E’ una comunione totalizzante, possiamo dire, perché è in linea orizzontale e verticale.
La comunione con Cristo-vittima ci rende partecipi della sua morte, in senso passivo e attivo; infatti la comunione con gli altri ci obbliga a farci servi degli altri, come Gesù, e a dare la vita per gli altri.
Il mangiare e bere fa riferimento anche al sostegno, alla vitalità necessaria per affrontare il cammino della vita, fino al regno eterno, di cui l’Eucaristia è anticipazione.

La devozione all’Eucaristia, anche fuori della Messa, non può prescindere da questi elementi, per non scadere in devozionismo, come se l’Eucaristia fosse uno dei tanti oggetti di devozione, come ce ne sono tanti nelle chiese.

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