XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Anno C
LETTURE: Ger 38,4-6.8-10; Sal 39; Eb 12,1-4; Lc 12,49-57


LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura  Ger 38,4-6.8-10
Hai fatto di me un uomo di contesa su tutta la terra.

Dal libro del profeta Geremia
In quei giorni, i capi allora dissero al re: «Si metta a morte questo uomo, appunto perché egli scoraggia i guerrieri che sono rimasti in questa città e scoraggia tutto il popolo dicendo loro simili parole, poiché questo uomo non cerca il benessere del popolo, ma il male ».
Il re Sedecia rispose: «Ecco, egli è nelle vostre mani; il re infatti non ha poteri contro di voi». Essi allora presero Geremia e lo gettarono nella cisterna di Malchia, principe regale, la quale si trovava nell'atrio della prigione. Calarono Geremia con corde. Nella cisterna non c'era acqua ma fango, e così Geremia affondò nel fango.
Ebed-Melech uscì dalla reggia e disse al re: «Re mio signore, quegli uomini hanno agito male facendo quanto hanno fatto al profeta Geremia, gettandolo nella cisterna. Egli morirà di fame sul posto, perché non c'è più pane nella città». Allora il re diede quest'ordine a Ebed-Melech l'Etiope: «Prendi con te da qui tre uomini e fà risalire il profeta Geremia dalla cisterna prima che muoia».

Salmo Responsoriale  Dal Salmo 39
Vieni presto, Signore, a liberarmi.

Ho sperato: ho sperato nel Signore
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.

Mi ha tratto dalla fossa della morte,
dal fango della palude;
i miei piedi ha stabilito sulla roccia,
ha reso sicuri i miei passi.

Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
lode al nostro Dio.
Molti vedranno e avranno timore
e confideranno nel Signore.

Io sono povero e infelice;
di me ha cura il Signore.
Tu, mio aiuto e mia liberazione,
mio Dio, non tardare.

Seconda Lettura  Eb 12, 1-4
Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti.

Dalla lettera agli Ebrei
Fratelli, circondàti da un gran numero di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci intralcia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede. Egli in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l'ignominia, e si è assiso alla destra del trono di Dio. Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d'animo.
Non avete ancora resistito fino al sangue nella vostra lotta contro il peccato.

Canto al Vangelo  Cf At 16,14b
Alleluia, alleluia.
Apri, Signore, il nostro cuore
e comprenderemo le parole del Figlio tuo.
Alleluia.
 
Vangelo  Lc 12, 49-57
Non sono venuto a portare la pace sulla terra, ma la divisione.

Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. D'ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».
[ Diceva ancora alle folle: «Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade. Ipocriti! Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo? E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?». ]


Apri, Signore, il nostro cuore
e comprenderemo le parole del Figlio tuo.
Oggi abbiamo proprio bisogno che il Signore apra i nostri cuori per comprendere le sue parole. Infatti il vangelo si apre con parole enigmatiche, che alludono a qualcosa che sollecita la nostra immaginazione, ma che poi hanno bisogno di essere contestualizzate.
I temi contenuti nel vangelo possono essere molteplici, ma non sono tutti esauribili da una breve riflessione.

L’uomo ha sempre bisogno di rassicurazioni e di idealizzazioni. Non ci si rassegna facilmente ad una realtà ostile, che può far male e dà l’impressione del fallimento.
Anche in chi ha fede persiste una visione idealistica del regno di Dio e si tende ad attribuire al suo annuncio una specie di restaurazione del paradiso terrestre.
Gesù puntualmente, di volta in volta, smonta queste false impostazioni fino al punto che a volte sembra anche contraddirsi, perché ora parla di pace, di unità, ora, come in questa occasione, parla di divisioni, di persecuzioni.
L’impatto di questo annuncio con la realtà terrena può avere diversi esiti. Gesù nelle diverse occasioni mette in risalto or l’uno or l’altro.

Per questo quel breve tratto della Lettera agli Ebrei, contenuto nella seconda lettura è prezioso: l’autore sente il bisogno di esortare alla perseveranza, a non arrendersi e scoraggiarsi, fisando lo sguardo su coloro che hanno affrontato il combattimento contro il male e soprattutto sulla figura di Gesù, che non ha preferito in questa vita terrena la gloria di cui era possessore, ma ha scelto l’ignominia.
Questo discorso ci ricollega proprio con il tema del vangelo.

«Sono venuto a portare il fuoco sulla terra,
e come vorrei che fosse già acceso».
Gesù è venuto a gettare il fuoco, a incendiare. Si può bene immaginare cosa significhi questo, quando ci si pone nella condizione di stare a contatto con un incendio, con un fuoco che si estende, a cui non c’è modo di resistere: il rischio è quello di esserne ingoiati. Ed allora il fuoco mette in moto una reazione immediata, un ingegnarsi a trovare qualche via di uscita. Chi ne uscirà indenne? Perché questo fuoco che Gesù viene a gettare può essere benefico, può far bene, ma può anche far male. Nell’immagine del fuoco è nascosto tutto ciò che costringe a passare al vaglio, al crogiolo. La stessa parola di Gesù è un fuoco divorante.

Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d'animo.
Quale battesimo!
In coerenza con altri testi, il battesimo con cui Gesù deve essere battezzato è la sofferenza e la morte. Deve esservi immerso totalmente, come ci si immerge in un’acqua abbondante. Gesù è angosciato fino a che questo non si verifichi. E’ l’attesa di ciò che deve portare a compimento tutta la sua missione, lo scopo per cui è venuto. Ricordiamo che Gesù è in viaggio verso Gerusalemme e questo discorso lascia trasparire la sua attesa, il suo stato d’animo, come si sta preparando ad eventi che soltanto lui intravede nella loro portata sconvolgente.

Pace o irenismo?
Sorprendentemente, in questo caso, Gesù dice che è venuto a portare la guerra, la divisione. E’ uno sguardo obiettivo, realistico all’impatto che crea l’annuncio del regno di Dio. Ha un potere così dirompente che non gli resistono neppure i legami più sacri e tradizionali, come quelli famigliari. Gesù non pone queste divisioni come esito necessario, ma mette in guardia sul fatto che possono verificarsi; contro l’annuncio del regno non ci sono coalizioni che reggono. La vera pace è riservata a coloro che lo accolgono. La pace è annunciata e donata, ma non tutti l’accolgono.
Infine c’è un richiamo alla sapienza, che permette di leggere i segni dei tempi. Questa espressione, usata e abusata nel linguaggio postconciliare è presa dal passo parallelo di Matteo (16,3). In tutti e due i testi si parla di kairòs, ma in Matteo si parla di dare un giudizio, in quello di Luca di investigare, esaminare. C’è quindi l’invito a non stare con le mani in mano, a mettersi in moto, ad essere quei ricercatori, queli pellegrini dell’Assoluto, mai a portata di mano. Quindi anche i segni dei tempi non sono cose da poco, non sono una lettura facile. Proprio in contrasto con tante stupidaggini che spesso si sono dette e si dicono dopo che questo linguaggio è diventato di moda. Eppure Gesù sembra esigere che i veri ricercatori siano in grado di tirare conclusioni sensate e coerenti con il kairòs. Il problema resta sempre quello della capacità di mettere tutto in relazione alla centralità di Cristo nella storia.

Tu guardi lontano,
Signore,
aggredito dai tuoi pensieri.
E le cose che hai di fronte,
coloro che ti stanno intorno?
Evaporano
come rugiada
sul suolo desertico?
No, li senti vicini,
e dici loro:
scrutate con me l’orizzonte,
andiamo
ad incendiare il mondo
freddo, banale,
mummificato.