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V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO 5dom

Anno C

 

LETTURE: Is 6,1-2,3-8; Sal 137; 1 Cor 15,1-11; Lc 5,1-11

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Is 6,1-2.3-8

Eccomi, manda me!


Dal libro del profeta Isaia

Nell’anno in cui morì il re Ozìa, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. Sopra di lui stavano dei serafini; ognuno aveva sei ali. Proclamavano l’uno all’altro, dicendo:
«Santo, santo, santo il Signore degli eserciti!
Tutta la terra è piena della sua gloria».
Vibravano gli stipiti delle porte al risuonare di quella voce, mentre il tempio si riempiva di fumo. E dissi:
«Ohimè! Io sono perduto,
perché un uomo dalle labbra impure io sono
e in mezzo a un popolo
dalle labbra impure io abito;
eppure i miei occhi hanno visto
il re, il Signore degli eserciti».
Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall’altare. Egli mi toccò la bocca e disse:
«Ecco, questo ha toccato le tue labbra,
perciò è scomparsa la tua colpa
e il tuo peccato è espiato».
Poi io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, manda me!».

   
Salmo Responsoriale 
Dal Salmo 137
Cantiamo al Signore, grande è la sua gloria.

   

Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
Non agli dèi, ma a te voglio cantare,
mi prostro verso il tuo tempio santo.

Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà:
hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.
Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza.

Ti renderanno grazie, Signore, tutti i re della terra,
quando ascolteranno le parole della tua bocca.
Canteranno le vie del Signore:
grande è la gloria del Signore!

La tua destra mi salva.
Il Signore farà tutto per me.
Signore, il tuo amore è per sempre:
non abbandonare l’opera delle tue mani.

   
Seconda Lettura  1 Cor 15,1-11
forma breve  15, 3-8.11

Così predichiamo e così avete creduto.
 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Vi proclamo, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano!
[ A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè
che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.
In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto.  
]
Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me.
[ Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.  ]
 
Canto al Vangelo   Mt 4,19

Alleluia, alleluia.

Venite dietro a me, dice il Signore,
vi farò pescatori di uomini.

Alleluia.

  

Vangelo  Lc 5,1-11

Lasciarono tutto e lo seguirono.

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».
E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
 

 


Sia la prima lettura che il vangelo ci pongono di fronte alla narrazione di due fatti scioccanti: una visione della gloria divina e la pesca miracolosa al lago di Genesaret.
La prima domanda che ci viene in mente è questa: di che cosa si è trattato? Cosa è veramente successo?
Se per interpretare la prima lettura possiamo tranquillamente usare il linguaggio profetico, per il vangelo si affacciano diverse interpretazioni, secondo i commentatori biblici. Certo non possiamo negare un substrato storico, visto che anche Matteo e Marco riferiscono la stessa cosa, senza il miracolo della pesca miracolosa.
La prima lettura e il vangelo, allora, fanno leva su un’esperienza singolare?
Usare il termine esperienza è pericoloso, perché è connotativa di troppi aspetti, sia soggettivi che oggettivi.
Ci concentriamo, quindi, sui contenuti e sul messaggio che questi testi vogliono comunicarci.

Santo, santo, santo…Questa voce che rimbomba nel tempio come un tuono è davvero sconvolgente. La figura circondata da serafini, avvolta in una nuvola di fumo è il Signore stesso, che viene qualificato con queste parole. Noi oggi le tradurremmo con il termine più tecnico e specialistico di “trascendente”, riempiendo questo concetto di tutta la potenza e la pienezza di cui non sappiamo parlare e non solamente volendo esprimere che il Signore sta al di là di ogni nostra portata e di ogni nostra concezione.
“Tutta la terra è piena della sua gloria”. Tutto ciò che è grande, bello, di valore, rilevante nel mondo, che sovrasta ogni pensabile importanza è espressione della presenza divina. Il mondo non può contenere la sua essenza, ma può farcela intravedere.
La coscienza profonda di trovarsi di fronte alla realtà di Dio provoca una reazione di sgomento: ohimé, sono perduto! Chi può, soprattutto se si sente peccatore, stare di fronte a lui! Il profeta aggiunge anche che si trova in mezzo a un popolo di peccatori. Come è possibile conciliare queste due realtà?
Soltanto un intervento dall’alto può rendere meno sopportabile questa distanza. Una parola la colma: non temere! E segue la purificazione. Nel caso di Isaia era necessaria la purificazione delle labbra, perché era destinato a fare il profeta, a pronunziare le parole di Dio. A questo punto può rispondere all’interrogativo: “«Chi manderò e chi andrà per noi?», con piena disponibilità: «Eccomi, manda me!».

«Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».
Anche la vocazione dei primi quattro apostoli Luca ce la racconta in modo drammatico. Gesù sta al centro di tutta la scena: prima nel requisire la barca di Pietro per poter predicare agevolmente alla folla ammassata sulla spiaggia; poi nell’ordine di prendere il largo per la pesca.
L’invito di Gesù è per lo meno un’assurdità: se hanno pescato tutta la notte senza prendere nulla, a maggior ragione non prenderanno nulla di giorno.
Sulla tua parola getterò le reti. Alla delusione e alla consapevolezza del fallimento segue l’abbandono ad una possibilità garantita da una parola autorevole.
Il risultato di questo abbandono fiducioso provoca lo stupore. Sappiamo che quando nella Bibbia si parla di stupore si fa riferimento a qualcosa che sorprende, che proviene da una fonte impensabile; è come una rivelazione.
La reazione di Pietro: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore», è il risultato di un confronto tra la nostra nullità e la potenza divina.

La risposta di Gesù rimane quella che ha ricevuto il profeta Isaia: “non temere”. Non contare sulla tua debolezza, non ti affidare alla coscienza della tua insufficienza. Da ora in poi per te si aprirà una nuova strada, si cambierà la destinazione della tua vita. Continuerai a fare il tuo mestiere, ma cambiando gli obiettivi: sarai pescatore di uomini.
E per cambiare gli obiettivi, bisogna cambiare anche la sequela; se finora hai imparato a fare il tuo mestiere seguendo la scuola di tuo padre o dei tuoi maestri, da questo momento in poi chi ti può insegnare il nuovo mestiere? Soltanto Colui che è venuto nel mondo propriamente per questo scopo: attirare a se tutti gli uomini.
L’evangelista conclude con una notazione che gli sta molto a cuore e che diventa il modello di ogni risposta autentica ad una vocazione: E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

Ci sono delle parole contagiose in questi testi, che diventano, oggi diremmo, virali. Meglio dire di portata universale.
Ne segnalo due: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca»; «Non temere».
Ci sono dei momenti in cui gettare le reti ci sembra un azzardo. Ed è così se non è conseguente al movente per cui lo si fa: sulla sua parola. Gettare le reti non può essere un atto temerario: deve avere un fondamento, e questo è la parola del Signore.
Di fronte a compiti impari alle nostre forze, nasce lo scoramento, la convinzione che non ce la possiamo fare. Quella parola che il Signore ripete spesso con insistenza di fronte all’insufficienza umana, dovrebbe rassicurarci.

C’è un valico da superare: tutto un mondo che finora ci è stato familiare e sembrava il nostro futuro; lasciare e prendere. Una risposta pronta alla vocazione non impoverisce i nostri progetti, ma questi prendono nuova forma. Pietro e compagni non smettono di fare i pescatori; semplicemente continuano il loro mestiere in altro modo, con una grinta nuova, con obiettivi diversi. Ma ciò che più conta è il fatto che non basta sostituire un mestiere con un altro, ma seguire Gesù. E’ questa la conclusione del vangelo. Se lo scopo del lasciare tutto è un ideale umano, sia pure nobilissimo, non sopravviene nessun cambiamento nella vita. Il vero cambiamento si verifica quando si comincia a seguire Gesù e condividere la sua vita.