XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO
RE DELL'UNIVERSO
Anno A - Solennità

LETTURE: Ez 34,11-12.15-17; Sal 22; 1 Cor 15,20-26a.28; Mt 25,31-46cristo re

 

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LITURGIA DELLA PAROLA


Prima Lettura
Ez 34,11-12.15-17
Voi siete mio gregge: io giudicherò tra pecora e pecora.

Dal libro del profeta Ezechièle
Così dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna. Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine.
Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia.
A te, mio gregge, così dice il Signore Dio: Ecco, io giudicherò fra pecora e pecora, fra montoni e capri.  

Salmo Responsoriale Dal Salmo 22
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla..

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare.
Ad acque tranquille mi conduce.

Rinfranca l’anima mia,
mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.

Seconda Lettura
1 Cor 15,20-26a.28
Consegnerà il regno a Dio Padre, perché Dio sia tutto in tutti. 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita.
Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza.
È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte.
E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch’egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.

Canto al Vangelo
Mc 11,9.10
Alleluia, alleluia.

Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide!
Alleluia.

Vangelo Mt 25,31-46
Siederà sul trono della sua gloria e separerà gli uni dagli altri.

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.
Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

 


Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.

Io sono l'Alfa e l'Omega, colui che è, che era e che viene.

Venite, benedetti del Padre mio...

Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno...

Una liturgia degna della solennità che celebriamo. Dentro c’è tutto: lode, dossologie, Parola abbondante, molteplici temi su cui riflettere.
La conclusione dell’Anno liturgico giustamente viene fatta coincidere con la conclusione della storia. Le domeniche precedenti ci hanno preparato con le parabole escatologiche, ci hanno fatto prendere coscienza del nostro essere nel mondo, ci hanno persino ammonito.
Ora ci troviamo di fronte all’eternità: lo sguardo torna indietro, ma per scoprire il mistero della vita terrena e ciò che celava nel suo svolgersi, perché siamo convocati di fronte al trono del Figlio dell’uomo, che deve rivelarci qualcosa di decisivo.

Non possiamo certo affrontare tutti i temi, abbondanti e densissimi, che compaiono nella liturgia, che diventa una specie di sintesi teologica e cristologica. Li accenniamo soltanto.

La Prima lettura e il Vangelo ci presentano tre temi principali: il pastore, il re, il Figlio dell’uomo, il giudizio.
S. Paolo ci presenta la vittoria sull’ultimo nemico, la morte, di Cristo e di coloro che gli appartengono, prospettando la risurrezione finale.
Antifone e versetti sono tutti mutuati dall’Apocalisse.

Fermiaci un momento sulla meravigliosa pagina del vangelo.
La prima figura che troviamo è il Figlio dell’uomo: Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria... La sua prerogativa è la gloria. Ma chi ascolta sa benissimo che questo appellativo è legato anche alla sua umiliazione: si è fatto obbediente fino alla morte e alla morte di croce. L’apocalisse ci dice che è l’Agnello sgozzato sul trono.
Immediatamente dopo egli appare come il pastore: come il pastore separa le pecore dai capri... come dice la prima lettura, si prende cura delle sue pecore, raduna tutti davanti a sé, ma in questo caso compie anche un giudizio: separa.
Infine il re: Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra...
E’ importante mettere in rilievo la costruzione letteraria del testo e il suo andamento. E’ come una sinfonia che inizia solennemente e va a sfumare. All’inizio vengono nominate tutte e sette le opere di misericordia e alla fine vengono sintetizzate. La cadenza ripetitiva insistente invita a riflettere. Provate a leggere il testo lentamente, accentuando le situazioni di disagio messe in risalto.
Siamo alla conclusione della storia, al giudizio, ma alla fine della lettura comprendiamo bene che si sta parlando di qualcosa di molto attuale.
C’è un giudizio, ma anche la rivelazione di ciò che costituisce la materia del giudizio. Questo non avviene senza essere giustificato; e le persone prendono coscienza di ciò che costituisce la materia del giudizio. Né i benedetti, né i dannati la conoscono appieno, tanto che sono sorpresi a sentirsi dire: Perché io ho avuto fame e mi avete (o non mi avete) dato da mangiare... Signore, quando mai ti abbiamo (o non ti abbiamo) veduto affamato...? Allora tutto è concentrato sul riconoscimento di Gesù e la decisione di soccorrerlo o meno.
Così siamo ricacciati nel grande scenario della storia, per renderci conto di ciò che si sta agitando, del destino che ciascuno si sta preparando. Tutto converge verso questo traguardo. Allora il giudizio sulla storia degli uomini è semplicissimo: essere o non essere misericordiosi con Gesù, affamato, assetato, forestiero, prigioniero...
Il suo farsi uomo, condividendo tutta la storia degli uomini, trova qui la sua più alta e pratica attualizzazione. Le conseguenze della sua incarnazione decidono anche la nostra sorte, la nostra salvezza.

Proiettandoci verso la fine della storia, il Signore ci indica anche il senso della storia. Il futuro sarà un giudizio, una specie di tribunale dove ci sono i giusti che non hanno bisogno di giudizio e gli imputati. Non ci sono avvocati o difensori. Quindi è un tribunale sui generis. Gli accusatori e i difensori ci sono, ma travestiti: si indentificano con le opere compiute da coloro che devono essere giudicati. Il giudice, Gesù, insisterà su un tema ben preciso: riconoscerlo o misconoscerlo, accoglierlo o rifiutarlo. Ed essendo l’ultimo momento della storia degli uomini, vengono esaminati i trascorsi. Essendo in un futuro realizzato si guarda al passato, dove era contenuto anche il futuro. Chi ha vissuto soltanto il presente, senza tener conto del futuro, si è ingannato. Ha pensato che il futuro fosse già compiuto ed ha approfittato per goderselo: ha fatto una discriminazione tra felici ed infelici e, giustamente, ha scelto di stare con i primi. Ma ora le parti si sono rovesciate; non si erano accorti che gli infelici rappresentavano il punto nevralgico, che nascondeva la presenza di Colui nel quale probabilmente credevano, ma in modo astratto.

La Chiesa l’ha sempre capito questo, fin dalle origini e lo ha attuato nei secoli. Oggi, nella nostra società, sembra ci sia una specie di concorrenza nel volontariato, tanto da sospettare che ci sia una specie di tentativo di formare delle lobby della beneficenza. Che dire? Le problematiche su questo tema sarebbero infinite e interessanti.

Nel vangelo non si fa distinzione tra credenti e non credenti: tutti i popoli sono radunati davanti al re, che separerà gli uni dagli altri. Possiamo tirarne delle conclusioni rassicuranti? Certo, di grande apertura e fiducia, sapendo vedere che l’attuazione del programma del Regno di Dio può venire da ogni parte. Ma, attenzione! La misericordia non è soltanto un fatto esteriore, calcolato con una mentalità positivistica. Anche il marxismo all’inizio voleva redimere i poveri. La misericordia è prerogativa di Dio e difficilmente gli uomini la posseggono di per se stessi, se non la attingono da lui.